DIALOGO
SUL NATURISMO di Gloria V. pag
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4 A.: Naturalmente le cose vanno viste nel
giusto contesto. Per fare il mio caso personale, io e mia sorella abbiamo ricevuto
un'educazione abbastanza "convenzionale": nella nostra famiglia era impensabile
la nudità in comune, né tra di noi né con altri. Già da bambine ci hanno insegnato
che non sta bene mostrarsi agli altri, che occorre sempre nascondere il proprio
corpo, perfino che non sta bene assumere certe posizioni, sia pure con i vestiti.
In una situazione del genere è del tutto normale che quando si arrivi all'adolescenza
si ritenga "naturale" avere vergogna per il proprio corpo. Nel mio caso poi aggiungi
pure il fatto che mi sono sviluppata abbastanza presto, e che mi sono ritrovata
in breve piuttosto "formosetta". Non mi sono mai ritenuta "bellissima", ma inevitabilmente
certe caratteristiche del mio fisico non potevano passare inosservate. Perciò
quando parli di "sguardi fastidiosi" dei ragazzi so bene a che cosa ti riferisci.
Non metto in dubbio che se un insegnante di educazione fisica se ne uscisse con
un'idea come quella che hai descritto tu non farebbe una cosa buona; anzi, scoppierebbe
uno scandalo colossale: la cosa finirebbe sui giornali, l'insegnante rischierebbe
il licenziamento, ed anche il preside se la vedrebbe brutta. Anche in assenza
di una molestia sessuale, un fatto del genere verrebbe immediatamente identificato
come tale, non solo dall'opinione pubblica ma anche da un giudice. Lo stesso vale
in un luogo privato, come una piscina o una palestra: a molti darebbe fastidio
il fatto che uomini e donne debbano usare lo stesso spogliatoio e le stesse docce.
Il fatto è che, anche quando si è convinti di proporre una cosa buona per le persone,
bisogna comunque tenere conto della mentalità comune, che non si può modificare
da un momento all'altro. Se per molti la nudità è inaccettabile, bisogna rispettare
il loro punto di vista e non imporre niente a nessuno. Ad esempio, io ho provato
tante volte a parlare del nudismo a mia sorella, ma lei assolutamente non ne vuol
sapere; perciò quando vado a trovarla, e magari andiamo insieme in spiaggia, io
so benissimo come la pensa, per cui indosso il costume come gli altri e mi adeguo
alle regole del luogo. Anche in casa sua, mi guardo bene dall'andare in giro nuda
davanti ai miei nipoti, e quando mi faccio la doccia chiudo la porta a chiave:
non perché credo che ci sia qualcosa di male, ma perché mi sembra giusto essere
discreta quando sto con altri che non la pensano come me. E poi, non mi passa
minimamente in testa di invitare i miei nipoti, né i figli di mie amiche non nudiste,
a venire con me in spiagge frequentate da nudisti; sono convinta che ai bambini
e ai ragazzi farebbe bene, ma, trattandosi di minorenni, sarebbe molto scorretto
invitarli senza il consenso dei genitori. Paradossalmente, in una situazione di
nudità in comune, tutto diventa molto più tranquillo e gli "sguardi fastidiosi"
scompaiono. In un villaggio naturista è perfettamente normale andare a farsi la
doccia e trovare lì altre donne ed altri uomini, ed in questa situazione non c'è
nessuno sguardo "malizioso", per cui alle ragazzine non dà nessun fastidio tuffarsi
in piscina o fare la doccia in compagnia di altre persone. Pensaci un attimo:
da che cosa derivano i tipici sguardi "con gli occhi di fuori" degli adolescenti
maschi nei confronti delle ragazze? Proprio dal sistematico divieto di vedere
i corpi femminili! Più proibisci una cosa, più ottieni l'effetto di aumentare
la curiosità "morbosa". È inevitabile che ci sia una "curiosità sessuale" (con
questo termine non intendo dire necessariamente "curiosità nei confronti dell'attività
sessuale", ma la naturale curiosità nei confronti del corpo altrui, che i bambini
hanno già molto prima dell'adolescenza). Ebbene, soprattutto i maschi, cercando
di soddisfare questa curiosità, finiscono col guardare "clandestinamente" riviste
pornografiche o comunque erotiche. Ma allora, non è molto più "sano" che la naturale
curiosità sia soddisfatta alla luce del sole? Secondo me, i genitori che immergono
i figli fin da piccoli nudi in una realtà di persone nude fanno una cosa molto
positiva, perché insegnano ai figli che il corpo umano non è scandaloso. Questo
ovviamente vale sia per i ragazzi che per le ragazze; infatti c'è anche per le
femmine la curiosità sessuale, solo che per noi è più facile essere "condizionate"
ad ignorare la cosa (ma è un'ignoranza che poi si paga a caro prezzo). In un ambiente
naturista è più facile che i bambini passino all'età adulta in modo tranquillo,
senza troppi traumi. L.: Vuoi dire che nel passaggio dall'infanzia
all'adolescenza ogni vergogna scompare? A.: Non è sempre così semplice;
accade infatti che alcuni bambini abituati dalla più tenera età alla nudità in
comune, quando arrivano alla pubertà provino comunque un senso di vergogna, e
magari per qualche tempo si rifiutino di stare nudi. È facile intuire che il problema
è tutto "nella loro testa", perché per gli altri non è cambiato nulla. Il fatto
è che stare nudi implica un'accettazione del proprio corpo; quando il corpo cambia,
anche l'immagine che uno ha di sé cambia, e questo è l'ostacolo più grosso. Se
accade, spesso è una crisi che dura poco, ma qualche volta il trauma è talmente
forte che anche dopo la fase "critica" i ragazzi e le ragazze non accettano più
di spogliarsi. L.: Una bella sconfitta per i genitori! A.:
Non la metterei sul piano della "sconfitta" personale. Più semplicemente, è normale
che ciascuno cerchi di coinvolgere i propri figli nelle cose che lo appassionano,
ma non è detto che poi i ragazzi continuino a coltivare le stesse passioni da
grandi. Ogni naturista propone ai figli questa "filosofia di vita", ma sapendo
bene che quando poi i bambini crescono, deve essere una loro scelta personale,
e possono anche seguire altre strade. Questo vale in realtà per ogni altra cosa
nella vita. L.: Ma quando stai nuda in spiaggia non ti dà fastidio
vedere intorno a te uomini eccitati? A.: Guarda che questo non succede
quasi mai! L.: (molto stupita) E come è possibile?! A.:
(sorridendo) Ti sembra strano? L.: Certo! Perché, non è normale che
un uomo si ecciti alla vista di donne nude? A.: Invece tutto è molto
tranquillo, proprio per lo sguardo "puro" che dicevo prima. L.: Detto
così, sembra che i nudisti siano come degli angeli "asessuati"... A.:
Non esageriamo. Siamo esseri umani, mica puri spiriti! Il fatto è appunto che
in un ambiente nudista non ci sono di regola situazioni erotiche. L'abitudine
alla nudità rende possibile anche il fatto che gli uomini si... controllino.
L.: E questo non è per loro una terribile fatica? A.: Mah...
non credo! Non che mi sia mai interessata molto al problema, ma parlandone qualche
volta con Fabio ho capito che anche loro non si pongono la questione, o almeno
non in modo angoscioso. A me non è mai capitato di chiacchierare con un amico
e di notare un'eccitazione, ma penso che anche se succedesse non sarebbe una tragedia.
Di sicuro non ho mai visto, neppure da lontano, un uomo andare in giro ostentando
uno stato di eccitazione; penso che, se succede, semplicemente aspettano che gli
passi. L.: Insomma, l'assuefazione alla nudità rende gli uomini insensibili?
A.: Di cosa ti preoccupi? L.: Mi sembra così strano... A.:
Ora non riesco più a capirti. Prima mi dici che ti sentiresti in imbarazzo a vedere
un uomo eccitato, poi ti preoccupi che potresti non suscitare alcuna eccitazione.
E allora, quale reazione ti aspetti? L.: Non lo so! Questo discorso
mi disorienta un po'... forse è più naturale il modo in cui tutti o quasi siamo
abituati. La nudità eccita, e quindi è giusto che sia confinata a persone tra
le quali c'è un coinvolgimento sessuale. Con gli altri, fossero pure amici, è
meglio evitare, così non c'è problema. A.: Invece è molto più naturale
accettare la nudità propria ed altrui come qualcosa di non scandaloso, e questo
sì che elimina tanti problemi. L.: E se una ha dei difetti, come fa?
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