La Giostra del Saracino ("Giostra ad burattum")
è un antico giuoco cavalleresco che, come esercizio di addestramento militare,
affonda le sue radici nel Medio Evo e richiama la secolare lotta sostenuta dalla
cristianità occidentale per contenere l'avanzata musulmana.
Disputato sovente
ad Arezzo fra il Cinquecento e la fine del Seicento (quando si organizzarono memorabili
giostre barocche), il torneo svolge per tutta l'Età Moderna importanti funzioni
sociali in seno alla comunità urbana. Si giostra infatti sia in occasione della
visita di grandi personalità (regnanti, principi), sia per solennizzare particolari
ricorrenze civili (carnevale, matrimoni).
La Giostra - che dall'inizio del
Seicento è una peculiarità aretina - decade nel corso del XVIII secolo fino a
scomparire del tutto, almeno nella sua versione più "nobile". Dopo una vivace
ripresa popolaresca fra Sette ed Ottocento, una nuova scomparsa dopo il 1810 ed
una fugace apparizione nel 1904 sulla scia della rivalutazione del Medio Evo operata
dal movimento romantico, la Giostra viene stabilmente ripristinata nel 1931, in
forma di rievocazione storica ambientata nel XIV secolo, assumendo rapidamente
anche un autentico carattere agonistico.
La manifestazione, che giunge quest'anno
alla 111.ma e 112.ma edizione dell'epoca contemporanea, si svolge ogni anno ad
Arezzo il penultimo sabato di giugno in notturna (Giostra di San Donato, patrono
della città) e la prima domenica di settembre nel pomeriggio (Giostra di Settembre).
Ne
sono protagonisti i quattro antichi quartieri della città: Porta Crucifera (colori
verde e rosso), Porta del Foro (colori giallo e cremisi), Porta Sant'Andrea (colori
bianco e verde) e Porta del Borgo, oggi Porta Santo Spirito (colori giallo e azzurro).
La
Giostra del Saracino è organizzata dal Comune di Arezzo attraverso un'apposita
Istituzione, ma nell'organo di governo (Consiglio di Amministrazione), presieduto
dal Sindaco, sono presenti anche i Rettori dei Quartieri.
La giornata Giostresca
si apre al mattino con la lettura del bando da parte dell'Araldo e prosegue con
un variopinto corteo storico che allinea per le vie della città 350 figuranti
in costume trecentesco e 27 cavalli; momento saliente del corteo è la benedizione
degli armati sulle scalinate del Duomo da parte del Vescovo di Arezzo.
Il torneo
cavalleresco che si svolge nella preziosa cornice di Piazza Grande, agli ordini
del Maestro di Campo si apre con l'ingresso in piazza, al suono di trombe e di
tamburi, del corteo storico, recante gli antichi gonfaloni della città.
I
momenti salienti di questa fase sono l'ingresso delle massime Autorità della Giostra
(Magistratura, Giuria, Rettori dei Quartieri), l'esibizione degli Sbandieratori,
l'ingresso al galoppo dei giostratori, lo schieramento sulla lizza dei cavalieri
di casata, rappresentanti l'antica nobiltà aretina, la lettura da parte dell'Araldo
della Disfida di Buratto (una composizione poetica in tre ottave risalente al
XVII secolo), il saluto di balestrieri e armigeri al grido di "Arezzo", l'autorizzazione
della Magistratura a correr giostra, l'esecuzione dell'Inno del Saracino - opera
del compositore Giuseppe Pietri (1886-1946) - da parte del Gruppo Musici.
Inizia
poi la gara vera e propria: i giostratori delle quattro "porte" - veri protagonisti
della manifestazione - si gettano al galoppo, lancia in resta, contro il Saracino,
un automa corazzato, che rappresenta un saraceno armato di mazzafrusto ("Buratto,
Re delle Indie"), secondo l'ordine delle carriere stabilito per sorteggio la settimana
antecedente la giostra nel corso di una cerimonia in costume in Piazza del Comune.
Numerosi gli imprevisti determinati dall'abilità, dal coraggio e dalla fortuna
degli otto giostratori che si avvicendano sulla pista di terra battuta e in leggera
salita ("lizza"), che taglia diagonalmente Piazza Grande. Vince la competizione
la coppia di cavalieri che, nel colpire lo scudo del Saracino (che presenta punteggi
variabili fra uno e cinque), consegue il risultato più elevato; al loro Quartiere
va in premio l'ambita lancia d'oro. In caso di parità fra due o più Quartieri
dopo le carriere ordinarie (due serie, una per ciascun giostratore), per aggiudicare
il trofeo si ricorre ad una o più carriere di spareggio. Al termine vengono sparati
colpi di mortaio in onore del Quartiere vincitore.
Le regole del torneo,
contenute in un "regolamento tecnico" che ripropone, quasi inalterati, i Capitoli
per la Giostra di Buratto risalenti al 1677, sono di facile comprensione, ma al
tempo stesso tali da garantire una prolungata suspence. L'esito dello scontro
fra i cavalieri cristiani e "l'infedele" resta incerto fino all'ultimo momento,
a causa dei frequenti colpi di scena, che vanno dalla squalifica del giostratore
(in caso di uscita dalla lizza) al raddoppio del punteggio (in caso di rottura
della lancia nel violento impatto con il Saracino).