Quaranta
e non li dimostra! Non sarà carino ma rispolverando un po’ di arrugginita
matematica è facile fare i conti. Nata nel 1959 (ma arrivata in Italia solo nel
’63), la
Barbie da qualche anno è entrata a tutti gli effetti nel
club degli ‘anta. «Niente paura - ci spiega
Agostino Barlacchi, presidente
dell’Associazione collezionisti giocattoli d’epoca -, le bambole
non sono come le signore: più sono vecchie e più sono ricercate… e di conseguenza
più hanno valore». «Se proprio vogliamo parlare di quotazioni, per comprare un
esemplare di un modello di Barbie della prima metà degli anni ’60, in buono
stato, occorrono anche
2.000/2.500 euro», puntualizza il collezionista
Mauro Agnolini. Cifre che lasciano il segno e che fanno subito andare a
controllare nella c ameretta di nostra figlia o di nostra nipote, con la speranza
di avere in casa un inaspettato capitale…
Numeri che sono niente in confronto alle richieste di
4.000/5.000
euro (e più) che vengono fatte, per esempio,
per bambole francesi o tedesche
in biscuit (porcellana senza la terza cottura),
datate 1850-1900. «Le
prime sono riconoscibili perché hanno la bocca chiusa, le ultime per averla aperta»…
Come, del resto, la nostra davanti a simili quotazioni! E si vocifera di contrattazioni
che possono arrivare anche a 15.000 euro. Verità? Leggenda? Non lo sapremo mai,
soprattutto da un collezionista. Non a caso, la prima regola tornando a casa con
un nuovo acquisto è quella di non dire mai al proprio coniuge quanto si è speso.
“Me lo hanno regalato!”, è la bugia più comune.
Che siano in
panno lenci, biscuit, composizione o in vinile (impasto di plastica ed
altri componenti), le bambole sono oggetto del desiderio di molti adulti. Una
passione a volte n ata per caso, dal ritrovamento di alcuni esemplari nel vecchio
baule della nonna o imbattendosi in uno dei tanti mercatini sparsi nelle varie
città. E c’è anche molto interesse intorno all’arredamento delle case
per bambole, con pezzi rarissimi (come quelli datati 1740 provenienti dalla Germania,
patria incontrastata del giocattolo mondiale) o con prodotti più di serie come
quelli dei tempi nostri. Ma come si muove un collezionista? «Per rendere più agevole
il percorso - ci spiega Barlacchi - esistono dei
cataloghi delle varie
marche, che si possono reperire nelle librerie specializzate. Allora ti metti
alla ricerca di un certo pezzo; non ti perdi una borsa-scambio, chiedi ad amici,
contatti altri collezionisti, fino a quando non ne vieni in possesso… E
la verifica sta lì, nel suo fondo schiena: non sarà molto educato però è proprio
sotto le mutandine che bisogna guardare per scoprire la marca e il suo numero
di catalogo. Se è lei quella che cercavi, allora diventi la donna o l’uomo
più felice del mond o. Sei come l’alpinista che ha conquistato una vetta!»
In
clinica e dal coiffeur Come abbiamo già visto nei mesi scorsi per i fumetti
e i dischi, anche per la bambola è indispensabile il buono
stato di salute,
altrimenti il suo interesse (e relativo valore) è pressoché nullo. Considerando
che essa nasce, per prima cosa, come oggetto ludico, è difficile ritenere che
dopo essere passata fra le mani di una bambina arrivi al collezionista in ottime
condizioni. «E’ vero, ma in questo ci hanno dato un’involontaria mano
le mamme ed i babbi. La bambola un tempo veniva regalata per i grandi appuntamenti,
come il Natale o il compleanno, e non era raro che, passato l’effetto immediato
della festa, i genitori la togliessero di mano alla figlia e la riponessero nel
piano alto dell’armadio con la promessa di renderla quando la piccola sare
bbe stata un po’ più grande. La bambola quindi invecchiava lì (o sul lettone
matrimoniale, in bella mostra ma intoccabile) arrivando ai nostri giorni in perfetto
stato». Se così non fosse, non improvvisatevi
restauratori: c’è chi
questo lavoro lo fa di professione. L’occhio a bilanciere non si chiude
e non si apre assecondando la posizione del bambolotto? Lasciate che ci pensino
mani esperte, come quelle del già ricordato Agnolini, titolare della fiorentina
Clinica delle bambole (in Borgo Pinti 45r).
«Da noi viene il collezionista
ma anche chi ama, al di là del valore di mercato, ridare integrità a quello che
rappresenta solo un ricordo di gioventù, magari legato ad una persona cara. Un
fatto è certo - ci testimonia Agnolini - i nostri clienti non sono certo i bambini,
che ormai hanno incamerato il concetto del giocattolo “usa e getta”.
Piuttosto i loro genitori, persone oltre i 45 anni, in leggerissima prevalenza
di sesso femminile».
«Io sono reduce da una visita a Norimberga e a Monaco
di Bavie ra e lì - è di nuovo Barlacchi a parlare - vi posso garantire che ci
sono addirittura dei
coiffeur che ritrapiantano capelli veri sulle teste
delle bambole antiche». Perché è bene ricordare che proprio nella fabbricazione
delle nostre amiche in miniatura finivano gran parte delle lunghe trecce che le
donne e le bambine si tagliavano dal parrucchiere.
Attenti
a Felicino Senza scomodare i veri e propri pezzi d’antiquariato,
oltre alle varie Barbie c’è richiesta per bambole più vicine ai nostri tempi?
«Come no,
i primi bambolotti che intorno agli anni ’50
dicevano
'mamma' o 'babbo' (oppure ridevano e piangevano) grazie ad una batteria inserita
nel corpicino, hanno raggiunto quotazioni iperboliche (2.000/3.000 euro) perché
la loro produzione, visti gli alti prezzi, era limitatissima, ed in più gli ingranaggi
in plastica molto delicati non hanno consentito di far arrivare a noi un numero
elevato di esemplari». Prossima occasione per imbattersi in queste ed altre rarità
il
IV Salone del soldatino e della bambola d’epoca, che si svolgerà
a Calenzano (Fi) presso il Centro Congressi Delta Florence in via Vittori o Emanuele
3 (a due passi dall’uscita autostradale A1), domenica 9 marzo. Nell’ambito
della manifestazione si terrà collateralmente (sabato 8 e domenica 9) il 4° Concorso
del soldatino Model da collezione, al quale parteciperanno club da tutte le parti
d’Italia, in gara per il Premio Ministero Affari Regionali. «Il soldatino
lo si può definire il cugino più prossimo alla bambola - puntualizza Barlacchi,
che ha al suo attivo l’organizzazione di eventi come “Titanic: mostra
ricostruttiva di un evento realmente accaduto”. Ma a differenza di quest’ultima,
dove si cerca il singolo pezzo, qui si tende a ricomporre una piccola armata,
e allora ecco la necessità di trovare anche 30, 40, 50 esemplari che fanno moltiplicare
di conseguenza l’esborso da sostenere».
Collezionismo come investimento:
qual è un acquisto che potrebbe regalare soddisfazioni monetarie nell’immediato
futuro? «E’ come dare i numeri al Lotto, ma io punterei su Felicino, un
bambolotto Furga del 1966. Oggi lo si può trovare a 300 euro ma nel 2006, in occasione
del suo quarantennale, la quotazione potrebbe essere raddoppiata se non addirittura
triplicata».
Il consiglio Mai in lavatrice Attenzione
anche agli abitini, perché il valore di una singola bambola tiene in gran conto
questi che sono, molto spesso, veri e propri gioielli di sartoria. Va sempre tenuto
quello originario anche se risulta sciupato o lacero… E mai metterlo in
lavatrice, perché la trama del tessuto consunto potrebbe, con le alte temperature,
rovinarsi per sempre. Solo quindi pulitura a secco. Meglio sarebbe se insieme
alla bambola ci fosse anche la sua confezione, perché questo potrebbe farne aumentare
il valore anche del 30 per cento.
Musei Per collezionisti
o semplici appassionati segnaliamo il Museo della bambola di Angera (vicino al
lago di Garda), il Museo della bambola Furga a Canneto sull’Oglio (nel padovano)
ed in Toscana il Museo del soldatino a Calenzano.