La
mostra “Fuochi di Anghiari”, che si è inaugurata il 10 maggio
nelle sale del Museo Statale di Palazzo Taglieschi , presenta una scelta panoramica
della produzione anghiarese di armi da fuoco dal settecento all’ottocento,
assieme ad esemplari di confronto, di provenienza bresciana e di zone dell’Appennino
tosco emiliano e dell’Italia centrale.
Attraverso l’esposizione
di sessantasei pezzi, fra fucili, pistole e piastre, sia a pietra focaia, sia
a luminello, viene ricordata la maestria di costruttori e di decoratori degli
armaioli locali, che per circa due secoli fecero della cittadina toscana un centro
rinomato della produzione armiera , con la presenza di vere e proprie dinastie
di artigiani-artisti, quali le famiglie Guardiani, Matassi, Vallini, Carboncelli,
ed altri.
Si esamina tutta la storia della “Scuola Anghiarese”,
attraverso l’evoluzione del meccanismo a pietra focaia (nelle varianti alla
fiorentina, alla romana, e alla moderna), per concludere con quello a percussione
a luminello, inventato nell’ottocento, secolo che segna la fine di questa
forma particolare di produzione , soppiantate dai vari sistemi a retrocarica e
dallo sviluppo ormai inarrestabile delle tecniche industriali.
Diversi sono
gli scopi della manifestazione. In primis riaffermare come la tipicità
delle realizzazioni anghiaresi,, consistente non solo nell’affidabilità
dei meccanismi e del prodotto finito, ma anche e soprattutto sulle decorazioni
dei fusti e dei calci in legno e specialmente di quelle incise e scolpite sulle
parti metalliche, piastre o fornimenti che fossero, ne fanno a pieno titolo opere
d’arte da considerare, apprezzare e tutelare alla pari delle opere d’arte
figurative.
La bravura di questi artisti, che pur avevano a che fare con un
materiale difficile da lavorare come l’acciaio, era tale da realizzare incisioni,
trafori, bassorilievi o sculture a tutto tondo di così pregevole effetto
che stavano alla pari delle migliori produzioni bresciane (solo per restare in
Italia) da cui derivano le prime realizzazioni tenendo conto che gradatamente
gli armaioli di Anghiari arrivano a creare un proprio stile apprezzato e diffuso
anche al di fuori dell’Italia centrale e, a sua volta, frequentemente imitato.
Altra finalità della mostra è proporre questa rivalutazione privilegiando
pezzi provenienti esclusivamente dal territorio aretino, da collezioni pubbliche
come la raccolta d’armi del Museo Statale d’Arte Medioevale e Moderna
di Arezzo, da quella meno nota ma non meno importante della Banca di Credito Cooperativo
di Anghiari e di Stia e da alcuni collezionisti privati.
Il concetto informatore
quindi e di riportare alla luce per il momento in maniera temporanea, quanto anche
nel settore oplologico è stato salvato e conservato specie nelle collezioni
private e renderlo fruibile dal pubblico più vasto.
In parte il materiale,
e precisamente i pezzi del Museo Statale di Arezzo, che provengono da antiche
collezioni private, aretine, poi donate alla città, è già
disponibile e già conosciuto da tempo.
Per quanto riguarda la collezione
della Banca di Credito Cooperativo di Anghiari e di Stia, l’operazione con
cui l’ha acquisita anni or sono rientra fra le meritorie attività
di “istituto” con cui, da sempre, potremmo dire, Istituti di Credito
e Fondazioni bancarie sostengono a vario titolo il patrimonio culturale italiano,
con restauri, partecipazioni a mostre, manifestazioni diverse, e costituendo raccolte
e collezioni di opere d’arte, siano esse dipinti, statue, ceramiche, monete
o, come nel nostro caso, di armi. In questa attività tali istituzioni hanno
preso il posto che nei secoli scorsi è stato delle famiglie regnanti o
dei nobili, e più aventi della grande borghesia industriale e commerciale,
di cui restano realtà come il Museo Stibbert, il Poldi Pezzoli e tanti
altri esempi, in Italia e fuori.
La collezione della Banca non è però
normalmente aperta al pubblico e l’occasione della mostra è indubbiamente
interessante e insieme rappresentativa della sensibilità dell’istituto
di credito verso gli abitanti del territorio nel quale opera, ed il mondo scientifico
e culturale in genere.
Questo per mostrare quanto materiale può essere
ancora ritrovato in loco e nella speranza che l’imput generato dalla mostra
sensibilizzi collezionisti e studiosi a condividere con le istituzioni le proprie
esperienze, per arrivare al punto finale che si proponeva l’iniziativa e
che rappresenterà il nuovo punto di partenza per la conoscenza della produzione
anghiarese.
Alla chiusura della mostra verrà istituzionalizzata
una struttura stabile di ricerca e di studio, il Centro di Documentazione sulle
Armi Anghiaresi, che verrà organizzato dalla Soprintendenza di Arezzo,
con la collaborazione di altri Enti ed il supporto delle strutture centrali del
Ministero per i Beni e le Attività Culturali, per poter raccogliere ogni
notizia o documentazione, scritta e figurativa sull’attività e la
produzione degli armaioli anghiaresi, anche con riferimento ai documenti d’archivio
per arrivare al catalogo completo di tutte le armi e parti di armi conosciute,
qualunque ne sia l’attuale collocazione, che verranno opportunamente schedate
e studiate scientificamente secondo i sistemi e le modalità più
aggiornati.
Naturalmente il centro potrà accogliere in deposito e per
esposizioni temporanee tutti quei pezzi che Enti e collezionisti di ogni provenienza
vorranno mettere a disposizione.
La raccolta di tutto quanto è stato
e sarà pubblicato sull’argomento entrerà a far parte di una
biblioteca specialistica dedicata all’oplologia e il primo segno di questo
rinnovato interesse è la ristampa anastatica dell’opera pubblicata
da Marcello Terenzi nel 1972, Gli Armaioli Anghiaresi nei secoli XVIII e XIX,
che fa parte integrante, in riproduzione anastatica, del catalogo della mostra.
In attesa che il Centro di Documentazione abbia una sede definitiva, che si ipotizza
presso il Museo Statale di Palazzo Taglieschi ad Anghiari, ed un proprio sito,
fin da ora chi intende comunicare i dati in suo possesso relativi ad armi anghiaresi
o a notizie sugli armaioli e la loro produzione (o anche chiedere informazioni
in materia, può rivolgersi a :
Centro di Documentazione della Battaglia
di Anghiari
Palazzo del Marzocco - P.zza Mameli, 1 Anghiari AR
Tel.
0575 787023 e-mail battaglia@anghiati.it
Soprintendenza
per i Beni Architettonici e per il Paesaggio e per il Patrimonio Storico Artistico
e
Demoetnoantropologico di Arezzo, Via Ricasoli, 1 AREZZO
Fax 0575-299850
e-mail ambientear@.arti.beniculturali.it
O
direttamente al Curatore della Mostra:
dott. Daniele Diotallevi
Soprintendenza
per il Patrimonio Storico Artistico e Demoetnoantropologico per le Marche
P.zza Rinascimento, 13 61032 URBINO PU
Fax 0722-4427 Tel. 0722-2760 e-mail
dadibaba@libero.it
Il catalogo della
mostra “Fuochi d’Anghiari, armi ed armaioli anghiaresi dal XVIII al
XIX secolo”, a cura di Daniele Diotallevi, edizione Petruzzi, è in
vendita a 70 euro.
Solo durante la mostra, che si chiuderà il 10 novembre
2003 , è acquistabile presso Palazzo Marzocco, 1 al prezzo speciale di
40 euro.
Si tratta di un volume di 336 pag., elegantemente rilegato, con sovracoperta,
che contiene le fotografie a colori con relative schede di tutti i pezzi esposti.
Nella seconda parte presenta la ristampa anastatica dell’opera di Marcello
Terenzi “Gli Armaioli Anghiaresi nei secoli XVIII e XIX”, edita nel
1974.