In
una delle ultime grotte del percorso è possibile osservare una cisterna per la
raccolta di acqua piovana, che fu tagliata successivamente per realizzare la scalata.
Questo grande serbatoio è etrusco, come si può desumere dall'intonaco impermeabilizzante
ancora visibile sulla parete interna, realizzato con la tecnica del "cocciopesto",
ossia impastando calce e frammenti di terracotta finemente triturati. L'acqua
veniva raccolta dai tetti e attraverso dei tubi in terracotta (come quelli che
si possono vedere esposti sul fondo della cisterna) raggiungeva il serbatoio dopo
aver attraversato uno strato di materiale filtrante. La scalata di accesso alla
cantina presenta il tipico "scendibotte", costituito da una coppia di scivoli
laterali utilizzati per far rotolare le botti fino alla cavità sottostante. Non
va dimenticato, infatti, che molte delle grotte del sottosuolo orvietano sono
da sempre utilizzate come cantine, poiché possiedono le tre caratteristiche fondamentali
per una buona conservazione del famoso vino di Orvieto, ossia temperatura costante
tutto l'anno, buio e silenzio.
collocazione: visibili dalla quinta
grotta del percorso
profondità: secondo piano sotterraneo
anno
della scoperta: 1991
prima apertura al pubblico: 1992