La
struttura
Il pozzo è interamente scavato nel tufo litoide che costituisce
la rupe orvietana; ha una profondità di 36 metri, gli ultimi dei quali occupati
da acqua sorgiva. La struttura è costituita da due parti accorpate: la prima,
più grande, ha una sezione circolare con un diametro medio di 3,40 mt, la seconda
, più piccola, ha invece una sezione rettangolare di lati 60x80 cm e presenta
le tipiche "pedarole" etrusche, ossia delle tacche incise sulle pareti laterali
per consentire la discesa e la risalita.
Alla profondità di 30 metri ha inizio,
all'interno della parte a sezione rettangolare, un cunicolo alto 170 cm circa
e che attualmente ha una lunghezza di circa 20 metri; il suo fondo, quasi completamente
ricoperto di fango e argilla, presenta un profondo solco sul lato sinistro che
doveva servire a far scorrere l'acqua del pozzo.
La parte superiore dell'ingresso
del camminamento risulta incisa dal ripetuto scorrere di corde, utilizzate probabilmente
per eseguire lo scavo o per trasportare l'acqua.
Alla base del cunicolo sono
presenti cinque fori disposti ad intervalli regolari lungo la parete cilindrica;
si pensa possano aver ospitato la travatura di una piattaforma o di un macchinario
per sollevare l'acqua della sorgente.
collocazione: quarta grotta del
percorso
profondità: visibile dal secondo piano sotterraneo
anno
della scoperta: 1984
prima apertura al pubblico: 1986
nel 2004
è stato riaperto il grande arco su Via della Cava che aveva costituito l'unico
accesso al pozzo per tutto il Rinascimento; la rimozione della lapide apposta
al momento della chiusura (avvenuta nel 1646, forse a causa della Guerra di Castro)
ha portato alla luce un superbo esempio di fregio altomedievale, presente sul
retro della lapide stessa, ora esposta accanto al Pozzo della Cava.
La
storia
Sono davvero molti i secoli di storia del Pozzo della Cava, che
ha subito nel tempo continue modifiche. Il pozzetto laterale a sezione rettangolare
è etrusco e costituisce un saggio del suolo eseguito per accertarsi della presenza
della falda acquifera prima di eseguire lo scavo; fu poi inglobato nel pozzo vero
e proprio. Quando nel 1527 Papa Clemente VII ordinò di scavare il Pozzo di San
Patrizio, fece riadattare anche questa struttura per poter attingere l'acqua della
sorgente dalla via; i lavori furono eseguiti a spese del comune e si conclusero
nel 1530. È solo del 1999 la scoperta (effettuata da parte del ricercatore orvietano
Lucio Riccetti a seguito del rinvenimento di una lettera autografa di Antonio
da Sangallo il Giovane) che il primo pozzo realizzato ad Orvieto su commissione
di Papa Clemente VII fu quello della Cava e non quello di San Patrizio, come si
era sempre creduto fino ad allora.
Il tufo estratto dal Pozzo della Cava sarebbe
stato in parte utilizzato per la costruzione di Palazzo Pucci, altro cantiere
orvietano diretto dal Sangallo. Il pozzo restò aperto fino al 1646, anno in cui
le autorità comunali ordinarono la sua chiusura, come testimonia una lapide collocata
sulla via. Quanto ai motivi di questa decisione una credenza popolare vuole che
vi siano stati gettati cinque ufficiali francesi che avevano tentato di violentare
le donne del quartiere. Con ogni probabilità questa ipotesi (riportata da illustri
storici di fine Ottocento e dei primi del Novecento) deve subire un certo riadattamento,
collocando l'episodio dei soldati francesi all'inizio del XIX secolo, nel periodo
della presenza ad Orvieto delle truppe napoleoniche.
Ad avvalorare questa
seconda ipotesi è anche una lettera dell'aprile 1820 (di cui è esposta una copia
accanto al pozzo) in cui il Delegato apostolico di Viterbo mette in guardia le
autorità comunali di Orvieto sull'occultamento di cadaveri proprio all'interno
del Pozzo della Cava. La chiusura del 1646 andrebbe quindi fatta risalire (come
suggerisce Alberto Satolli nel suo libro "Il Pozzo della Rocca in Orvieto") al
periodo della guerra di Castro, durante il quale l'intera via della Cava fu trasformata
in una fortificazione, murando tutte le aperture e i vicoli che vi si affacciavano.
Il documento del 1820, a cui fece seguito una risposta del Comune di Orvieto dell'agosto
dello stesso anno, resta l'ultima testimonianza ufficiale del Pozzo della Cava.
Quando, dopo più di un secolo di silenzio, nel dicembre del 1984 Tersilio Sciarra
ha riscoperto il pozzo durante dei lavori di ristrutturazione, la sua profondità
era soltanto di venticinque metri, il fondo era infatti ostruito da terra e rottami
accumulatisi nei secoli. Soltanto i lavori della primavera del 1996 hanno restituito
alla struttura la sua completezza originaria.