Una
delle cavità visibili nella seconda grotta del percorso è di difficile interpretazione,
avendo subito continue modifiche nel corso dei secoli. La forma, infatti è quella
tipica dei giacigli delle tombe etrusche (è ben visibile il letto su cui veniva
adagiata la salma), ma lo scavo centrale ed i fori laterali fanno pensare che
sia stato trasformato in un follone, ossia un macchinario utilizzato per rendere
più compatti e morbidi i tessuti.
Se così fosse, si tratterebbe del primo
ritrovamento di questo genere nel quartiere medievale e confermerebbe il contenuto
di alcuni antichi documenti in cui si parla della presenza in questa zona di molte
folloniche. A prima vista sembrerebbe contraddittorio trovare delle sepolture
etrusche all'interno di una città, ma occorre ricordare che si tratta di tombe
di tipo rupestre, quindi arcaiche, risalenti al primo periodo di occupazione della
rupe da parte degli Etruschi, quando cioè solo la parte centrale del pianoro tufaceo
era abitata.
La tomba (che appartiene ad una piccola necropoli rupestre che
prosegue sotto l'attiguo Palazzo Filippeschi) appartiene quindi a questa prima
fase e si colloca nel periodo precedente alla costruzione delle necropoli di Cannicella
e di Crocifisso del Tufo (che sono fuori Orvieto), costituite da tombe "a dado".
Una ulteriore testimonianza di questo susseguirsi di fasi e dell'ampliamento
della città abitata è costituito dalla presenza, a pochi metri dai resti della
tomba, di una cisterna per la raccolta di acqua piovana, anch'essa etrusca, ma
di tipologia più recente (essendo intonacata e non presentando l'intercapedine
riempita di argilla tipica delle cisterne arcaiche coeve alla tomba rupestre).
collocazione: visibile dalla seconda grotta del percorso
profondità:
primo piano sotterraneo
anno della scoperta: 1966
prima apertura
al pubblico: 1966