La storia Il
primo insediamento umano risale all'era preistorica ed è stato localizzato sul
colle di Talamonaccio e nell'area dell'odierno Talamone, dove esiste una grotta
rupestre sul mare, risale all'età neolitica; vari ritrovamenti, punte di frecce,
lame in selce, pietre focaie, attestano la presenza dell'uomo anche in altre grotte
lungo la costa. Ulteriori insediamenti si hanno nell'età del bronzo (XVII sec.
a.c.) mentre alcune ceramiche ed altri oggetti d'uso domestico, risalenti ad un
periodo che va dal XI al VIII sec. a.c. sono stati ritrovati in aree adiacenti.
Circa la denominazione del paese esistono varie ipotesi: storiche, epiche o mitologiche,
come quella di Teucro Telamonio, figlio di Earco, che vi sarebbe approdato con
gli Argonauti, o altre, riferite ad iscrizioni etrusche (Telmun o Tlamu) o greche
(Telamon). Nel IV sec. a.c. nella zona si ha una fase di espansione abitativa,
con commerci che utilizzano l'approdo naturale per i trasporti via mare.
La
località fu sede di insediamenti prima Etruschi (tracce della città di Tlamu sono
state scoperte nel 1888 su una collina, detta Talamonaccio, a breve distanza dall'attuale
borgo), e poi Romani. Nell'area sono stati trovati bronzi, vasellami, fibule,
armi, gioielli, monete, materiali e attrezzi agricoli. Con la fine dell'egemonia
etrusca si ha la romanizzazione del territorio, favorita nei traffici per la vicinanza
della via Aurelia e per i collegamenti con le vicine isole dell'arcipelago. Di
quest'epoca sono tornati alla luce, a partire dalla fine del secolo scorso, notevoli
resti architettonici: un tempio votivo pagano, eretto nel 225 a.c. forse in commemorazione
della vittoria riportata dalle truppe dei Consoli Attilio Regolo e Emilio Papo
sugli invasori Galli nel 528 a.c. nella vicina piana di Campo Regio, il sepolcreto
della stessa battaglia, tombe del III secolo a.c. e, nella vicina valle del fiume
Osa, ruderi delle terme e resti di un ponte a quattro arcate. Del tempio, rinvenuto
sul colle di Talamonaccio, è stata recuperata parte del frontone, con figure in
terracotta effigianti l'atto conclusivo della maledizione di Edipo nella guerra
dei Sette contro Tebe, un soggetto con il quale gli Etruschi identificano la fine
della propria storia. Nell'87 a.c. Caio Mario, di ritorno dall'Africa, durante
la guerra civile, sbarcò a Talamone, ma con la vittoria di Silla il paese fu distrutto
per l'aiuto fornito all'antagonista. In epoca augustea, con la "pax romana", nella
zona si costruiscono ville, cisterne, vasche termali, recinzioni di accampamenti
per truppe.
Un
rudere imponente, a tre navate intercomunicanti, detto "I Casaloni", che in origine
era una grande cisterna, è visibile a due passi da Talamone. Con la decadenza
dell'Impero Romano, le pianure si impaludano, i commerci si rarefanno, i borghi
si spopolano, i barbari Goti saccheggiano quel poco che resta, e Talamone va in
rovina. Verso il VII sec. si hanno tracce di insediamenti di genti longobarde
e solo tra il 900 e il 1000 si ha un ritorno a condizioni di vita accettabili;
si costruisce di nuovo e viene edificata l'Abbazia di S. Rabano, sui Monti dell'Uccellina,
con un sistema di fortificazioni di cinta per la difesa dalle incursioni dei pirati
saraceni che infestano le coste, spingendosi anche nel retroterra. Dall'età antica
fino al medioevo, Talamone attraversò un periodo di quasi totale abbandono: inutilizzata
proprietà dei monaci dell'Abbazia amiatina di S. Salvatore, conosce nuova vita
quando diviene feudo degli Aldobrandeschi e degli Orsini, ma il Borgo rinasce
quando, nel 1303, entrato nel gioco delle dispute fra potenti feudatari, il territorio
viene acquistato dalla Repubblica di Siena dai Conti di S. Fiora, per aprire uno
sbocco sul mare che consenta a Siena di opporsi alla supremazia marittima di Pisa
e di Genova. Una lapide sulle mura del borgo " ...tu li vedrai tra quella gente
vana / che spera in Talamone e perderagli / più di speranza che a trovar la Diana;
/ ma più vi perderanno gli ammiragli." ricorda l'ambizione derisa da Dante (Purgatorio
XIII c/v.151). I senesi predisposero un vero e proprio piano regolatore per la
ricostruzione ed il ripopolamento del paese, realizzando la chiesa, abitazioni,
cisterne e fornaci, protette da una cinta muraria sormontata da torri merlate,
con la fortezza a quattro torri angolari con mastio di vetta in cima al colle.
Il fondale del porto fu approfondito e furono edificati pontili in legno su basi
in pietrame, inoltre, per proteggere le popolazioni dell'entroterra dalle incursioni
delle flotte ottomane, Siena fece costruire o restaurare una catena di torri costiere.
Talamone ottiene l'insediamento di milizie e, governata da un podestà, ha amministratori
e magistrati senesi acquisendo, di fatto, l'autonomia di un Comune. Il 3 giugno
1367, proveniente da Marsiglia, si fermò a Talamone con le sue navi, il Papa Urbano
V°, che tornava a Roma, mentre Enea Piccolomini è ritratto dal Pinturicchio con
sullo sfondo una bella veduta di Talamone, prima di essere eletto Papa col nome
di Pio II°. Un personaggio famoso, nato a Talamone nel 1504, è Bartolomeo Peretti,
che riuscì ad armare una galera con equipaggio ben addestrato e, da esperto del
Tirreno, iniziò una guerriglia corsara contro i saraceni, autofinanziandosi con
l'abbordaggio delle navi che depredavano le coste, difendendo così anche il territorio.
Non ottenendo da Siena una flotta, compì imprese memorabili come ammiraglio delle
navi del Papa, per contrastare lo strapotere del "Barbarossa", Khair El Din, che
imperversava in tutto il Mediterraneo ma, alla sua morte, per punirlo, il Barbarossa
saccheggiò e distrusse gran parte di Talamone. Fallito il sogno senese di fare
di Talamone una potenza marinara, il castello ed il borgo tornarono in uno stato
di abbandono, tanto che le cronache lo ricordano come facile preda delle incursioni
dei pirati Saraceni. Questo periodo fu caratterizzato da una decadenza che coinvolse
anche Talamone, ridotto a pochi abitanti per la falcidia delle febbri malariche,
che ridussero la vita media a circa 43 anni. Con la fine dell'egemonia senese,
nel 1555, la bassa Etruria e la Maremma furono annesse al dominio fiorentino dei
Medici, ma Filippo II di Spagna, nel trattato stipulato, si riservò il litorale
da Burano fino a Castiglione della Pescaia, comprendente quindi anche Talamone,
denominato Stato dei Presidi e rimasto possedimento spagnolo fino al 1707. Dopo
una breve parentesi di dominio Austriaco prima 1707), e del Regno di Napoli poi
(1736), tornò provvisoriamente toscana con Napoleone (1801) e definitivamente
dal 1814, quando divenne parte del Granducato di Toscana. Il Granduca di Toscana
Leopoldo II°, nel 1824 iniziò importanti opere di bonifica in tutta la Maremma
che diedero inizio ad una ripresa dell'agricoltura e dei commerci con le isole,
con scalo a Talamone. Talamone è entrato nella storia del Risorgimento Italiano
quando, da 7 al 9 maggio 1860, Garibaldi vi sbarcò con i suoi uomini per rifornirsi
di armi e munizioni sulla rotta per la conquista del Regno delle Due Sicilie.
Esistono notizie dettagliate dell'evento nelle cronache di Cesare Abba e del Bandi,
con gustosi aneddoti tramandati.