L'odore
acre proveniente dalla saldatrice e il fumo che ne usciva gli fece storcere il
naso e stringere gli occhi, mentre osservava lo stagnino interloquire con un cliente.
Osservò gli oggetti presenti nella bottega annerita di carbone cercando qualcosa
di valido per attaccare discorso e attendendo impaziente che l'altro cliente se
ne andasse. Guardava di tanto in tanto la porta nella speranza che non venisse
nessuno, poi notò con sollievo che l'altro cliente stava finendo l'acquisto. Una
volta che fu uscito, si rivolse allo stagnino fissandolo dritto nello sguardo.
- Quanto
vengono questi secchi? - disse. - Dieci
lire l'uno. - - Sono
buoni? - - Certo,
è un materiale resistente. - - E
- Si guardò
alle spalle assicurandosi che nessuno stesse per entrare sotto lo sguardo interrogativo
dello stagnino. - Ce ne
sono di più grandi? - - Al momento
no, ma li posso sempre fabbricare. Grandi quanto? - Lo stagnino
osservava il misterioso cliente che ora perseverava nel suo sguardo deciso, ora
con aria ondivaga si guardava le spalle come se temesse qualcosa. Non udendo una
risposta, lo stagnino capì che il cliente non era molto interessato ai secchi
come voleva lasciar intendere. - Cosa
desiderate in particolare? - domandò con l'intenzione di sollecitarlo a parlare.
- Vengo
dalla macchia profonda. - Riconoscendo
il messaggio in codice, lo stagnino accolse con gioia il partigiano.
- Mi fa
piacere vederti. Ti sei comportato molto bene. Non avrei mai immaginato chi fossi.
- - Mi hanno
mandato qui per prendere istruzioni. - - Vieni
di là. - Lo stagnino
lo condusse nella stanza sul retro dove potevano parlare più liberamente.
- Questa
sera ci vedremo dal Sarcoli e ascolteremo la radio. Riferiscilo anche agli altri.
- - A che
ora? - - Dopo
cinque minuti da quando il campanone avrà smesso di suonare. Non tardate. -
- Saremo
puntuali. - - E un'altra
cosa: noi non ci siamo visti. - Ritornarono
nella bottega, dove stavano per entrare altri clienti. - Bene,
allora rimaniamo così. - disse il partigiano per sviare l'eventuale attenzione
degli altri - Appena hai pronto il secchio fammelo sapere. - - Tranquillo,
la prossima settimana sarà pronto. - Uno sguardo
d'intesa concluse la conversazione e il partigiano lasciò la bottega.
Alle dieci
il campanone cominciò a suonare con rintocchi lenti e profondi. Il suono assordante
richiamava la gente del paese e anche quella delle campagne vicine a dormire.
Le famiglie a veglia fuori casa presero le loro sedie e si ritirarono nel loro
domicilio. A poco, a poco, il paese si svuotò lasciando spazio alla notte.
Passati
cinque minuti dall'altisonante scampanata, i partigiani si ritrovarono nel luogo
convenuto dove il Sarcoli stava sintonizzando la radio. Osservarono quell'aggeggio
piuttosto grosso che già altre volte avevano visto, ma che ogni volta emanava
miracolosamente voci e suoni piuttosto nitidi come se vi fosse un'altra persona
presente. Un lungo
rullo di tamburi tetro e sordo annunciò la trasmissione: "Qui
parla Londra." - disse la radio.
Tacquero
sentendo la radio proibita e più volte solo immaginata con il cuore sospeso, ma
allo stesso tempo arricchito di un'esperienza che difficilmente avrebbero dimenticato.
Un'interferenza rese confusa la voce della radio e non fu più possibile sentirla.
- Accidenti.
- disse il Sarcoli provando a riprenderla, ma Radio Londra sembrava fuggita.
All'iniziale
delusione di non poterla ascoltare subentrò l'ilarità quando intercettarono l'altra
radio, altrettanto proibita. "Radio
Italia Libera. Ultime notizie".
Il timore
di essere sorpresi aumentò, ma la situazione diventò ancora più eccitante. Dopo
vari comunicati arrivò la notizia che attendevano: - E' confermato
per domani, 18 agosto 1943, lo sciopero in tutta la nazione in segno di protesta
contro la prosecuzione della guerra. - Si sentirono
sollevati e ogni timore cessò. La notizia era confermata: il giorno dopo, da Gavorrano
a Niccioleta, da Prata a Boccheggiano, sarebbe stato sciopero. - Dobbiamo
spargere la voce, - disse il Sarcoli - e subito. Lo devono sapere tutti il prima
possibile. - La mattina
dopo tutti appresero dello sciopero: la voce si sparse velocemente per il paese,
andò fino a Prata, a Boccheggiano per poi scendere a Gavorrano e risalire a Niccioleta.
Una lunga manifestazione di minatori riempì le strade dei paesi. |