Dal
"Registro Cronistorico"del Rev.mo Don Socrate Cardarelli, pievano in Montepescali
dal 1914 al 1934 (per gentile concessione di Don Giorgio Nencini) Anno
1935 1' dell'anno Giornata antiblasfema, secondo tradizione con foglietti
attaccatisi ai muri etc.. Era predisposta una conferenza pubblica all'aperto,
qui, al Braccagni e agli Acquisti, ma all'ultim'ora un telegramma avvertiva dell'impossibilità
di venire per parte del conferenziere designato. E così tutto fu rimandato.
7 gennaio 1935 S.E. Mons. Vescovo mi chiama un'altra volta e mi obbliga ad
accettare la nuova Parrocchia di Castiglione della Pescaia. Ed io devo ubbidire,
pur manifestando la gravità del sacrificio che mi ha richiesto. Il popolo ne viene
a conoscenza. Telegrammi di tutte le associazioni paesane, commissioni dei più
cospicui cittadini vanno al Vescovo, per impedire il mio allontanamento, con esito
negativo, come io prevedevo, quando li dissuadevo ad andare. Ormai sono nelle
mani di Dio! Si faccia di me secondo la Sua parola! Da un giornale locale:
Don Socrate Cardarelli lascia nel paese di Montepescali un'orma grande del suo
apostolato. Lo zelante Sacerdote era ora l'organizzatore della raccolta per fondi
della Costruenda Chiesa di Montepescali-Scalo, dovuta specialmente all'iniziativa
e allo zelo pastorale del nostro Ecc.mo Vescovo Mons. Paolo Galeazzi. (...)
Montepescali. Li 4 giugno ..... Signor Marchese e Signora Marchesa,
ieri mattina il sig. Ceccatelli, mi mandò a chiamare e mi comunicò, come Eglino
senza perder tempo, con quanto interesse si sono occupati di me. Io naturalmente,
sentendomi tanto fortunato di avere l'onore di conoscere si buoni ed affettuosi
Signori, ero per accingermi a scriver Loro, quando, Arturo Cipriani, mi consegnò
il pacco ferroviario, contenente quello splendido regalo. Confesso pienamente
la verità, che dinanzi a queste reiterate prove d'affetto e di somma gentilezza,
mi son trovato molto mortificato, sentendomi debitore verso di loro di una infinita
ricompensa. Io che continuamente busso alla loro porta, in cerca di protezione
che dalle Loro Signorie, mi viene sempre largamente accordata, con questo mi sembrava
già di essere riuscito fin troppo importuno. Ben fortunato sarei se potessi
in una qualche maniera dar Loro una prova di affetto e di gratitudine, ma la mia
misera posizione, comprendo bene, non mi fanno fornire di alcun mezzo. Solo
Eglino, conoscendomi ormai abbastanza bene, sanno, che sotto queste mie parole,
non vi è ipocrita ostentazione, ma lealtà di parola e di pensiero. Sanno bene
quanto affetto io porti verso Loro e l'intera Loro Famiglia, a cui auguro, che
mai, la più piccola nube debba venire a turbare l'assoluta e meritata tranquillità,
in cui adesso vivono. Auguro a Loro, Nonni ed ai Signori Conti, che Iddio
dia sempre una florida salute al Caro e simpatico Signorino, e che si mantenga,
quale è adesso, l'esempio dei suoi compagni. Non potendo, ripeto in altro
modo, fare presso di Loro, attestato della mia gratitudine, credo che questo sia
l'augurio il più accetto, il desiderio più fervido nell'intimo del loro animo.
Il Caro amico Avv. Concialini è fra noi da Lunedì sera, ed è poveretto, sempre
sotto l'incubo della grave perdita, che lo ha colpito. Mi domandò ripetutamente
di Loro, e mi incarica di salutarVi. Del cameriere Giulio Maremmani non ho
avuto alcuna novella, ma lunedì andrà a Siena lo Zanchi ed io lo incaricherò di
una missione presso il Prof.re Spediacci. Ma temo fortemente che il dolore della
gamba, debba esser tutto dipendente da fenomeni di compressione per una nuova
localizzazione dei quell'ascesso. Speriamo di no. Per buona fortuna ho con
me l'Avvocato, con cui il tempo trascorre meno tetro, altrimenti sarebbe un affar
serio. Speriamo che la buona stella questa volta mi assista. Ringrazio infinitamente
del graditissimo presente, e Vogliano ricevere le mie scuse delle tante noie che
Loro do. Porgano i miei rispettosi ossequi alla Signora Contessa e al Signor Conte,
affettuosi saluti al Signorino, ed ha Essi stringendo cordialmente la mano mi
abbino sempre per loro stessi. Devotissimo Dr. Olsolini
(Ringraziamo
la d.ssa Covino per l'invio di questo documento, che dovrebbe risalire al 1910)
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