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DEMOCRAZIA, DISCORSO

di Stefano Adami

 

Si dice che la 'democrazia' sia il 'governo della maggioranza': struttura fondata e retta quindi dalla quantità dove la quantità decide. Democrazia dovrebbe essere, in realtà, il luogo della comprensione e dell'ascolto dell'altro, dove riconosciamo all'altro, al diverso da noi, all'oppositore, il fatto d'essere in qualche modo nostro pari, di poter esprimere le proprie ragioni, sapendo d'essere ascoltato, di poter cambiare il nostro punto di vista. Nelle narrazioni mitologiche antiche, lo Straniero, il Diverso, anche se parla una lingua che non comprendiamo, anche se sembra balbettare, è sempre il portatore d'una parola nuova, importante; è sempre inviato dagli dei, ed è sacro. Ci si riunisce per ascoltarlo, anche se la sua parola fa male, anche se fa paura; ciò che dice viene discusso, vagliato, considerato. Il dialogo platonico 'Sofista' si apre con le parole di Socrate: 'Forse, senza che tu te ne sia accorto, non uno straniero tu porti, ma un dio, secondo il detto di Omero, il quale dice che con gli altri dèi quanti assieme agli uomini hanno parte del giusto rispetto, c'è soprattutto il dio degli ospiti che ci accompagna per osservare la prepotenza e insieme la rettitudine degli uomini. Probabilmente uno di questi esseri superiori potrebbe anche essere al tuo seguito per osservare e muovere delle critiche a noi che siamo così da poco nei ragionamenti, essendo egli un dio adatto alla verifica'. E si chiude con le parole dello Straniero: 'è stata definita dunque la mimetica dell'arte di contraddizione ironica, parte ancora dell'arte dell'opinione, quella del genere dell'apparenza che deriva da quella di creare immagini, che è umana e non divina e appartiene all'arte del creare, come parte che crea mirabilia nei discorsi: di questa genia, di questo sangue chi dicesse che è il sofista verace, a quel che sembra, direbbe il vero al massimo grado'.
Da questo tentativo di comprensione di ciò che non è noi, da questa discussione, nasce l'idea della democrazia: idea difficile, faticosa, sempre inattuata ed incompiuta, com'è nella sua natura. Un discorso pubblico, collettivo.
Il luogo dove la maggioranza decide è quindi l'opposto della democrazia: perché nella democrazia come luogo di dialogo e di discussione - come diceva Eraclito - 'ogni discorso ha un senso': anche il discorso di 'uno solo', dunque. La democrazia è il punto di riconoscimento del limite, del limite di ogni discorso: io posso vedere solo fino ad un certo punto, qualcuno può vedere oltre; io posso vedere in un certo modo, altri in modo diverso; discutiamone. La maggioranza è quella che si costruisce attorno ad un discorso che persuade e convince. L'esperienza, la pazienza e la capacità di riflettere aiuteranno il discorso. Questo è il lascito socratico. La democrazia come illimitato riconoscimento del limite. 
In un progetto per uno dei suoi inni, Holderlin dice: 'Un segno noi siamo, che nulla indica'. E' un concetto molto particolare, un concetto di uomo come "essere simbolico", che "indica", che Holderlin aveva tratto a sua volta dalla grande esperienza culturale della Grecia antica, e dalla convinzione - tipica del sentire romantico, specie del romanticismo tedesco e di Holderlin in particolare - che i greci avessero avuto l'intuizione piu' profonda sulla natura dell'uomo e dell'essere in generale. Nella cultura greca infatti l'uomo era un "simbolo" della coscienza, della simbiosi (il sinolon aristotelico) di mente e natura, dell'amore di sapere, della grandezza dell'universo: era, socraticamente, un simbolo del colloquio continuo con il proprio daimon, e platonicamente un simbolo dell'organizzazione dell'universo come specchio delle idee. Ma il segno è anche un limite.
Per l'umano, il limite primo è il proprio corpo, la sua geografia, la sua finitezza. Eppure, il timore della finitezza del corpo è ciò che ci spinge a ridisegnarlo, a ricostruirlo, a progettarlo addirittura continuamente, incessantemente; il timore della fine del corpo giunge a nascondere la morte, a rinviarla, a fantasticare di abolirla, definitivamente. Abolire il limite, dunque. È questo il sentiero

 


 



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Ultimo aggiornamento il 1 Giugno 2017
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