Girando nei Borghi Italiani

Da non perdere

FRA I BUTTERI E LA LUNA

di Roberta Mari

 

Gli zoccoli della cavalla saura Tenerina affondavano delicatamente sulla neve. E Camilla cavalcava estasiata da tutta quella lucentezza bianca. Aveva fatto un giro di perlustrazione a controllare i cavalli e i recinti. La neve era caduta per tutta la notte, e in questa zona della bassa Maremma di Alberese era così raro che ogni nevicata era quasi un evento.
Sulla strada del ritorno in quello spazio siderale si fermò più volte a contemplare la piana innevata che s'infrangeva di striature della luce di fuoco del tramonto che parevano graffi di sangue appena sgorgato.
Improvvisamente come richiamata da un'eco strepitante infrantasi su tutta la plaga nivale, si voltò verso la vallata nella quale si vedeva ancora la passata del suo destriero. E mentre girava la testa come se il trapestìo l'avesse disarcionata da cavallo, si chiese se quell'inatteso cataclisma che si era abbattuto in quel luogo, ove da giorni non si vedeva un pugno di terra e un bozzolo di verde, stava a significare che qualcosa di altrettanto inaspettato doveva accadere.
L'ombra che le parò davanti era quasi spettrale per quanto contrastava con tutt'intorno.
"E' lui ne sono sicura". Bisbigliò.
Tentò di avvicinarsi, ma quando lo stallone maremmano si accorse di non essere solo fece due o tre salti in aria e scomparve nel folto della macchia, e la sua figura s'inghiottì in un ammasso di cotone.
Camilla restò ammutolita e fissò a lungo il punto in cui l'animale aveva lasciato la sua immagine di mistero. Solo lei lo aveva visto ed era sicura che nessun altro ci fosse riuscito prima d'ora.
"Oh, bucavi proprio la neve". Pensò fra sé, così lo chiamò Bucaneve.
II
Arrivò al grande casale, che stava sul poggio nel suo canuto splendore come a far da vedetta all'intera vallata, colma nella zona antistante il mare di lussureggianti pini, che ora parevano grandi fiocchi di neve innalzati da terra.
La giovane scese da cavallo ridondando la stupenda chioma bruna, e con la coda dell'occhio si accorse che qualcuno dalla finestra la stava spiando.
Puntò gli occhi verso l'alto che non nascosero un'inappuntabile espressione di sdegno. Si volò di scatto e portò Tenerina al recinto, e corse verso la casa, quando fu sulla soglia, lo scatto improvviso del chiavistello la fece trasalire. Apparve Maddalena con la sua solita crocchia che, secondo lei, la faceva ringiovanire di vent'anni, e che i ciuffi che le cadevano selvaggi sul viso le dessero una certa eleganza.
Camilla tentò di oltrepassarla, dicendo: "Stai sempre a pulire i vetri". E scoppiò a ridere.


L'altra le fece lo sgambetto; Camilla barcollando le afferrò la crocchia e Maddalena non la vide più, e sentendo i suoi passi su per le scale le gridò: "Non avrei mai immaginato che mio fratello avrebbe sposato una donna che parla da sola o coi cavalli".
Le parole rimbombarono ma senza fare nessun effetto a Camilla che aveva raggiunto l'altra parte del casolare. Bussò piano alla porta. Non udendo nessuna risposta entrò nella stanza buia inciampando nell'orribile tappeto, e non osò accendere la luce.
"Dove sei?" farfugliò l'uomo abbassando un po' le coperte.
Gli occhi di Camilla si abituarono all'oscurità e lo vide mentre si lisciava la lunga barba, poi allungò la mano e l'accarezzò.
"Sai, oggi l'ho visto. Oh, tu vedessi com'era, non tanto bello, ma era così vivace, forte, pieno di energia... Bucaneve".
"E chi sarebbe Bucaneve?" Disse alzando la testa.
"Quello stallone maremmano, che dicono estinto, forse è per questo che a Collelungo si è ancorata quell'imbarcazione".
"Ma non dire sciocchezze" rispose lui ridendo.
"Sì, l'ho visto, e poi lo dicono tutti in giro, quindi non è solo una voce".
"Oh, fanno tanto per dire, sarà qualche cavallo scappato dall'allevamento vicino, sai, con tutta 'sta neve, ti sarai confusa".
Camilla si alzò con rabbia e, nonostante l'oscurità, trovò facilmente la porta e se ne andò, con evidenti segni di delusione.
Nei giorni seguenti la grande nevicata si trasformò in fanghiglia cremosa, e le moltitudine di gocce che cadevano dagli alberi avevano riempito rigagnoli, canaletti e ruscelli. Camilla ci saltellava dentro muovendosi in una specie di danza fra i sussulti e i nitriti dei cavalli che la osservavano incuriositi aldilà delle staccionate. 
III
Gli ultimi camini accesi annunciarono la primavera e la donna cominciò a coltivare l'orto dietro casa. Continuando a raccontare dell'incontro inaspettato con Bucaneve, soprattutto quando accompagnava suo marito e Maddalena a radunare mandrie di vitelli e puledri per l'annuale marchiatura.
Maddalena ascoltava in silenzio, cavalcando dietro di loro e ogni tanto emetteva dei grossi sospiri per interrompere volontariamente Camilla. Invece Gioacchino ascoltava ogni parola, pensando che per lei fosse solo una straordinaria illusione, un bellissimo sogno.
E fra gli anditi più delicati e brillanti di quel lembo di terra a ridosso sul mare con il suo profumo che si spandeva verso ogni porta, ricomparve Ettore, un buttero che, più di ogni altro aveva dimostrato particolare abilità a cavallo. Nessuno fra i suoi amici butteri lo aveva dimenticato essendo stato, Ettore, protagonista di tante storie coraggiose raccontate nell'aia della tenuta o sulla spiaggia davanti a un falò. Ettore era leggenda.
Camilla lo sognava come un personaggio leggendario. Ma quel giorno, cavalcando sulla battigia, come faceva ogni mattina all'alba, se lo trovò davanti.... Rimase ammutolita. Era una realtà ed era bellissimo. Le sembrò che il sangue le schizzasse fuori.
Fra loro nacque la passione fra carezze e baci immaginari. Avvertivano il peccato nei loro sguardi e nei loro movimenti quotidiani.
Ettore trascorreva le notti irrequieto pensando che lei non sarebbe mai stata sua. Si dibatteva fra le coperte e tutto sudato usciva e faceva lunghe nuotate, poi stremato si sdraiava sulla spiaggia lanciando pugni di sabbia. Durante il giorno cavalcava all'infinito cominciando nelle leggere brezze mattutine fino alle lande esultanti di polvere. E fu proprio in quelle galoppate che si accorse di Bucaneve. Tentò di seguirlo, e senza rendersene conto si ritrovò fra la folta macchia avvolta nel manto stellare. Non riuscì a evitare un ramo d'olivella che lo fece cadere dentro. Poi qualcosa alle sue spalle che lo annusava ed emetteva grugniti lo fece balzare in piedi. Era un cinghiale che al suo brusco movimento scappò via.
Da dietro una nuvola spuntò la luna. Ettore si ritrovò illuminato da quell'immensa palla che pareva sprofondare nell'acqua insieme a lui. Allora alzò gli occhi e rimase accecato dalla lucentezza dei motivi ornamentali dell'Abbazia di San Rabano. Non avrebbe mai immaginato che a due passi da dove era nato ci fosse una costruzione di tale bellezza. In quell'istante quasi la paura gli passò e fece una cosa di cui non credeva sarebbe mai stato capace. Si arrampicò su per la torre. Così in alto, si sentì quasi onnipotente. Davanti a sé il mare luminoso che rumoreggiava battendo contro le rocce; nella pineta vide una miriade di fiammelle tutte in fila... Non si sentì più solo, e fra le lacrime che gli scorrevano sul volto forte e bellissimo reso diafano dalla luce della luna, gridò: "Oh butteri c'è la luna" La sua voce potente echeggiò dal bosco di roverelle, alle radure di Poggio Lecci, fra i pini, i lecci, le filliree, i bozzi argentati e fra le mirabolanti corse dei daini e dei caprioli.
IV 
Alcune ore dopo trafelato e stanco arrivò a Bocca d'Ombrone, ora le miriadi di fiammelle erano diventate un falò enorme e i butteri ci giravano intorno, intonando una nenia maremmana:
Pegaso, oh, Pegaso,
illumina 
questo ultimo destino.
Disegna con le ali
Il suo cuore
Nei nostri cuori,
innalzati nei cieli
nel brivido eterno
del respiro del mare.
Nel pomeriggio, Camilla aveva organizzato una gara di solidarietà per raccogliere fondi per il centro di riabilitazione equestre che confinava con la sua fattoria. La gara era una corsa fra butteri anziani e novizi lungo l'argine dell'Ombrone. Durante la corsa Gioacchino era caduto da cavallo. Camilla giunse subito a soccorrerlo, mentre lui mormorava: "Oh, questa dolce, amara terra, mi soffoca, mi dà la morte, sono cresciuto osservando i meriggi degli aironi, cavalcando lungo spiagge ad ascoltare il mare, e tra i campi caricando un puledro smarrito, ed è qui che vorrei che la mia polvere fosse cosparsa: tra le salicornie. Tieni donna mia, questo è tuo," e le porse il fazzoletto rosso che Gioacchino portava sempre, era un fazzoletto che aveva un significato preciso e per questo veniva chiamato "Sciarpetta".
Mentre la sua mano scivolava via da quella di Camilla, ansimò: "Tieni Camilla il mio fazzoletto: donalo all'uomo che d'ora in poi ti accompagnerà nella vita; e se è vero di Bucaneve, cerca di non farlo catturare mai," e spirò. Le ultime parole di Gioacchino si dileguarono nell'aria fino al fiume che lo portò con sé nel suo lento fluire per disperderle nel mare.
Camilla si voltò, alle sue spalle si erano radunati tutti i cavalieri in lacrime, rendendo omaggio all'ultimo grande buttero esistito da Torre delle Cannelle a Torre Trappola. (Continua) 

Questi i numeri della Sentinella usciti nel 2001, che potete richiedere all'edicola di Braccagni o alla Redazione.
Festa del "Maggio" (aprile 2001)
Trasformazioni rurali in Maremma (luglio 2001)
L'invenzione della Maremma (settembre 2001)
oltre a questo numero.


 



IL PAESE
DA VISITARE
LOCATITA' LIMITROFE
DA SAPERE
 
 
 
In collaborazione con: web.tiscali.it/festamaggio
La Sentinella del Braccagni via Andreoli, 2 - 58035 Braccagni (Grosseto). Tel. 0564 863706 – Cel.+39 360 483010 –
Fax 178 2261840 (al costo di uno scatto urbano in tutta Italia) Responsabile: Roberto Fidanzi festamaggio@tiscalinet.it
 
www.girando.it
Autore Fabio Montagnani
webmaster@girando.it
Ultimo aggiornamento il 1 Giugno 2017
Pagine viste

dal 26 ottobre 2000