Girando nei Borghi Italiani

Da non perdere

di Enrico Rustici

 

La vita è un grande gioco, ma sinceramente non ho ancora capito se siamo pedine o allibratori”
quanto ci manca il caldo di maggio, le dolci poesie che vibrano nell’aria fresca di una sera primaverile, il cielo terzo e speranzoso dei giorni felici che il mondo ha visto fuggire…è bastato il coraggio di un manipolo di uomini, la rabbia cieca di una profonda ortodossia, a farci dimenticare tutto quello che timbravamo come priorità. ci siamo intesi:l’11 settembre ci ha fatto capire, tra i fumi di morte delle twin towers, quanto tutti siamo infondo spinti da quell'istinto innato di conservare la nostra vita nel momento del pericolo, e di come la libertà di poter vivere ogni giornata tranquillamente ci sia cara. Non voglio e non mi permetterei mai di star qui a giudicare chi sta sbagliando, chi ha sbagliato, chi ha ragione o meno nel grande gioco di cause che hanno portato all'atto di New York(la politica la lascio fare a chi accetta troppi compromessi),ma risalti il rischio di ciò che sta’ succedendo, risalti ancora una volta la stupidità umana, compresi il guicciardiniano savismo d
dell’america,il fanatismo di una sanguinaria cultura come quella terroristica, che mi permetto di chiamare tale perché è ormai una “disciplina” inculcata in taluni giovani grazie ad una maschera di nome islam. Risalti ancora una volta la pericolosità di quella macchina adorata dagli umanisti, celebrata dall’epoca dei lumi; ebbene si, ancora lui, l’uomo. l’uomo che crea per distruggere, inevitabilmente, tristemente, più brutalmente di quanto si possa mai immaginare e rappresentare; l’uomo che scrive canzoni, poesie, l’uomo dell’informatica, del razzismo, della globalizzazione, dei grandi lussi sulla fatica degli indifesi. ed in questo molteplice gioco di specchi, in questo globo solcato da confini etnici e geografici, un processo di autocollasso già da tempo innescato è arrivato alla sua forma canonica, alla suo manifestarsi. E cosa stiamo vivendo noi oggi? Noi cittadini del mondo, italiani, ma soprattutto maremmani? ci alziamo la mattina e la prima cosa che vediamo sono aerei american
i in tv, le loro bombe, i talebani, la loro follia, e un numero ogni giorno maggiore di morti; ci sentiamo così lontani da tutto ciò, quando invece è tutto tristemente facente parte della nostra attuale vita. Ed eccolo là l’uomo, a giocare con le vite altrui, ad ordinare massacri standosene a sedere in giacca e cravatta in poltrona o in rifugi tra montagne rocciose; eccolo, mentre parla di olocausto nucleare con tanta leggerezza con la quale due amici si ritrovano al bar a parlare delle disavventure ronaldiane…;e se un giorno tutta questa oscurità ci piombasse, con il pesante urto della verità, tutta addosso? Se non facessimo in tempo a chiedere scusa per ogni peccato? Anche noi, anche noi maremmani allora saremmo polverizzati da un odio non nostro, da un inconsapevole gioco di morte che non ci ha mai interessati.. almeno spero. E se mai arriveranno quei tristi giorni di guerra che ora sono a tutti noi, almeno geograficamente lontani, allora ripenseremo a quando potevamo pensare liber
amente a vivere, e non a sopravvivere.. e con questo tono da Wolfangh Ghete,da pessimista sì, ma da realista, voglio dire a gran voce, alla gente di maremma e del mondo: guerra o non guerra, talebani o non talebani, antrace o non antrace, Braccagni festeggerà, forse con qualche motivo in più, il maggio 2002,ed ancora una volta un manipolo di maggerini, armati solo di poesia e cappelli a fiori, porterà il suo messaggio d pace e fratellanza tra le genti, anche se dovesse rimanere un solo maggerino a doverlo fare. Il mondo delle tradizioni è in prima linea interessato a ciò che sta succedendo nel pianeta, e che sta minacciando il futuro dei nostri giorni, delle nostre radici che trovano terreno fertile nei consapevoli passi di chi non scorda i canti, detti, le usanze di una terra, la sua identità(nel nostro straordinario caso la idilliaca maremma toscana). Le tradizioni popolari sono l'immagine stessa di una volontà di conservazione, non di distruzione, e quindi per il procedimento logico seguito contro alla guerra, alla violenza che uccide e distrugge, rubando le identità locali e regalandole alle barbarie che tutto cancellano, e rilegano all'oblio del nulla. il messaggio che vi lancia questo giovane ragazzo della campagna braccagnina, ma soprattutto cittadino del mondo, è quello di cercare in voi tutti quella voce di allarme che vi grida: attenti, la vostra terra è in pericolo, la vostra identità è in pericolo, abbiate almeno la saggezza di portarla come vostro stemma e ragione di vita fino alla fine del vostro tempo.

Giornata 11 del gran mese autunnale
il mondo vede e resta stupefatto
ci si domanda se sia tutto reale
o sia un orrenda visione dell'astratto
poi ci si accorge ch'è non è un carnevale
è tutto vero quello ch'è stato fatto
piange un paese le vittime, suoi eroi
piange il pianeta, ci siamo pure noi

c'èran 2 torri, c'è un cumolo di sassi
c'èra un futuro che ci sembrava certo
c'èra chi andava tranquillo sui suoi passi
incredulo di un tale colpo inferto,
il globo trema siam giunti a dei collassi
verso la fine, orlo sul deserto
ci sia un domani, è questa la speranza
di non morire in questa triste danza

Ricordi di Gino Bernardini (fisarmonicista)

Gino Bernardini, zio del nostro Ivo Bernardini, nacque a Cortona (Ar) nel 1910.Venne ad abitare con la sua famiglia all’età di un anno (nel 1911)  in località Saracina, dove oggi si espande la città di Grosseto.

Vennero poi ad abitare al Pod. Bandinelli, nella campagna tra Braccagni e Buriano, sempre contadini dell’Ing. Pallini. Dopo si trasferì al Grilli con la propria famglia, composta da circa 15 persone. Ottimo suonatore di fisarmonica che con la sua capacità di distinse in tutta la Maremma grossetana. Morì tragicamente all’età di 21 anni nel 1931 a Vetulonia, per difendere un amico coinvolto in una rissa, rimase colpito da una coltellata. Era la domenica di Pasqua.

Oggi sono passati 70 anni e i pochi amici ancora viventi lo ricordano ancora.

E anche noi della Sentinella siamo qui per non far finire nell’oblìo queste straordinarie figure maremmane.

 




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