La
vita è un grande gioco, ma sinceramente non ho ancora capito se siamo pedine o
allibratori quanto ci manca il caldo di maggio, le dolci poesie che
vibrano nellaria fresca di una sera primaverile, il cielo terzo e speranzoso
dei giorni felici che il mondo ha visto fuggire
è bastato il coraggio di
un manipolo di uomini, la rabbia cieca di una profonda ortodossia, a farci dimenticare
tutto quello che timbravamo come priorità. ci siamo intesi:l11 settembre
ci ha fatto capire, tra i fumi di morte delle twin towers, quanto tutti siamo
infondo spinti da quell'istinto innato di conservare la nostra vita nel momento
del pericolo, e di come la libertà di poter vivere ogni giornata tranquillamente
ci sia cara. Non voglio e non mi permetterei mai di star qui a giudicare chi sta
sbagliando, chi ha sbagliato, chi ha ragione o meno nel grande gioco di cause
che hanno portato all'atto di New York(la politica la lascio fare a chi accetta
troppi compromessi),ma risalti il rischio di ciò che sta succedendo, risalti
ancora una volta la stupidità umana, compresi il guicciardiniano savismo d
dellamerica,il fanatismo di una sanguinaria cultura come quella terroristica,
che mi permetto di chiamare tale perché è ormai una disciplina inculcata
in taluni giovani grazie ad una maschera di nome islam. Risalti ancora una volta
la pericolosità di quella macchina adorata dagli umanisti, celebrata dallepoca
dei lumi; ebbene si, ancora lui, luomo. luomo che crea per distruggere,
inevitabilmente, tristemente, più brutalmente di quanto si possa mai immaginare
e rappresentare; luomo che scrive canzoni, poesie, luomo dellinformatica,
del razzismo, della globalizzazione, dei grandi lussi sulla fatica degli indifesi.
ed in questo molteplice gioco di specchi, in questo globo solcato da confini etnici
e geografici, un processo di autocollasso già da tempo innescato è arrivato alla
sua forma canonica, alla suo manifestarsi. E cosa stiamo vivendo noi oggi? Noi
cittadini del mondo, italiani, ma soprattutto maremmani? ci alziamo la mattina
e la prima cosa che vediamo sono aerei american i in tv, le loro bombe, i
talebani, la loro follia, e un numero ogni giorno maggiore di morti; ci sentiamo
così lontani da tutto ciò, quando invece è tutto tristemente facente parte della
nostra attuale vita. Ed eccolo là luomo, a giocare con le vite altrui, ad
ordinare massacri standosene a sedere in giacca e cravatta in poltrona o in rifugi
tra montagne rocciose; eccolo, mentre parla di olocausto nucleare con tanta leggerezza
con la quale due amici si ritrovano al bar a parlare delle disavventure ronaldiane
;e
se un giorno tutta questa oscurità ci piombasse, con il pesante urto della verità,
tutta addosso? Se non facessimo in tempo a chiedere scusa per ogni peccato? Anche
noi, anche noi maremmani allora saremmo polverizzati da un odio non nostro, da
un inconsapevole gioco di morte che non ci ha mai interessati.. almeno spero.
E se mai arriveranno quei tristi giorni di guerra che ora sono a tutti noi, almeno
geograficamente lontani, allora ripenseremo a quando potevamo pensare liber
amente a vivere, e non a sopravvivere.. e con questo tono da Wolfangh Ghete,da
pessimista sì, ma da realista, voglio dire a gran voce, alla gente di maremma
e del mondo: guerra o non guerra, talebani o non talebani, antrace o non antrace,
Braccagni festeggerà, forse con qualche motivo in più, il maggio 2002,ed ancora
una volta un manipolo di maggerini, armati solo di poesia e cappelli a fiori,
porterà il suo messaggio d pace e fratellanza tra le genti, anche se dovesse rimanere
un solo maggerino a doverlo fare. Il mondo delle tradizioni è in prima linea interessato
a ciò che sta succedendo nel pianeta, e che sta minacciando il futuro dei nostri
giorni, delle nostre radici che trovano terreno fertile nei consapevoli passi
di chi non scorda i canti, detti, le usanze di una terra, la sua identità(nel
nostro straordinario caso la idilliaca maremma toscana). Le tradizioni popolari
sono l'immagine stessa di una volontà di conservazione, non di distruzione, e
quindi per il procedimento logico seguito contro alla guerra, alla violenza che
uccide e distrugge, rubando le identità locali e regalandole alle barbarie che
tutto cancellano, e rilegano all'oblio del nulla. il messaggio che vi lancia questo
giovane ragazzo della campagna braccagnina, ma soprattutto cittadino del mondo,
è quello di cercare in voi tutti quella voce di allarme che vi grida: attenti,
la vostra terra è in pericolo, la vostra identità è in pericolo, abbiate almeno
la saggezza di portarla come vostro stemma e ragione di vita fino alla fine del
vostro tempo. Giornata 11 del gran mese autunnale il mondo vede
e resta stupefatto ci si domanda se sia tutto reale o sia un orrenda visione
dell'astratto poi ci si accorge ch'è non è un carnevale è tutto vero quello
ch'è stato fatto piange un paese le vittime, suoi eroi piange il pianeta,
ci siamo pure noi c'èran 2 torri, c'è un cumolo di sassi c'èra un
futuro che ci sembrava certo c'èra chi andava tranquillo sui suoi passi
incredulo di un tale colpo inferto, il globo trema siam giunti a dei collassi
verso la fine, orlo sul deserto ci sia un domani, è questa la speranza
di non morire in questa triste danza Ricordi di Gino Bernardini (fisarmonicista)
Gino
Bernardini, zio del nostro Ivo Bernardini, nacque a Cortona (Ar) nel 1910.Venne
ad abitare con la sua famiglia alletà di un anno (nel 1911)
in località Saracina, dove oggi si espande la città di Grosseto.
Vennero
poi ad abitare al Pod. Bandinelli, nella campagna tra Braccagni e Buriano, sempre
contadini dellIng. Pallini. Dopo si trasferì al Grilli con la propria famglia,
composta da circa 15 persone. Ottimo suonatore di fisarmonica che con la sua capacità
di distinse in tutta la Maremma grossetana. Morì tragicamente alletà di
21 anni nel 1931 a Vetulonia, per difendere un amico coinvolto in una rissa, rimase
colpito da una coltellata. Era la domenica di Pasqua. Oggi
sono passati 70 anni e i pochi amici ancora viventi lo ricordano ancora.
E anche noi della Sentinella
siamo qui per non far finire nelloblìo queste straordinarie figure maremmane.
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