Il Museo Guarnacci
In Via Don Minzioni si trova il Museo Guarnacci, uno dei Musei
pubblici più antichi d'Europa, ed una delle più interessanti raccolte
etrusche d'Italia. Iniziata nel 1732, la collezione andò costituendosi
nell'attuale patrimonio per opera dell'archeologo Mons. Mario
Guarnacci (Volterra 1701 - 1785), eruditissimo storico che nel
1761 la donò "al popolo volterrano". La donazione comprendeva
anche una biblioteca ricca di oltre 50.000 volumi che diventarono
un patrimonio indivisibile e strumento culturale importantissimo.
Il museo, articolato in circa 40 ambienti, su tre piani, costituisce
la memoria storica della "città antica".
Le prime sale comprendono
una sezione preistorica, con reperti della civiltà Villanoviana e con la ricostruzione
di sepolture della prima età del ferro (IX - VIII sec. a.C.). Al periodo arcaico
(VI sec. a.C.) appartiene uno dei monumenti più noti del museo: la stele di Avile
Tite, monumento funerario che rappresenta un guerriero armato di lancia e spada.
La parte più importante, però, è costituita da una vasta sezione etrusca formata
da centinaia di urne cinerarie in alabastro, tufo e terracotta, molte delle quali
ornate di bellissimi bassorilievi con rappresentazioni della mitologia greca,
alcune scene sono tratte direttamente dall'Odissea, oppure con scene del viaggio
dei defunti, che ci fanno risalire ai gusti ed alla cultura del committente; nell'urna
cineraria tipica di Volterra erano poste le ceneri del defunto dopo il rito della
cremazione, quasi esclusivo a Volterra. L'urna ha l'aspetto di un piccolo sarcofago
distinto in due parti: la cassa, che è il contenitore delle ceneri, ed il coperchio,
che in un primo tempo (IV sec. a.C.) è semplice, in seguito ornato con la figura
del defunto semisdraiato in occasione del banchetto funebre, momento sociale al
quale partecipavano, con grande scandalo dei Greci e dei Romani, anche le donne
etrusche. Gli Etruschi sono forse il primo popolo che ha attuato la parità fra
uomo e donna. Famosa "l'urna degli sposi" (I sec. a.C.), presente in tutti i testi
d'arte e in tutti i libri di storia.
Importante la collezione di statuette,
la più nota è la famosa "Ombra della sera", bronzetto votivo etrusco del III sec.
a.C. che evoca l'ombra proiettata sul terreno dalla figura umana alla luce del
tramonto, la cui riproduzione si trova in tutti i negozi volterrani, la raccolta
di vasetti porta profumo in vetro e oro e dei notissimi "buccheri", i bellissimi
vasi neri il cui impasto è rimasto sconosciuto fino ai nostri giorni.
Il museo
ha anche altre sezioni che comprendono migliaia di monete, opere di oreficeria
e bellissimi mosaici. Vista la varietà dei reperti e, in particolare, la complessità
delle scene raffigurate sulle urne, è preferibile farsi accompagnare da una guida
che potrete prenotare sul posto, per godere al meglio la visita.
LA PINACOTECA
Palazzo
Minucci - Solaini, nella centrale Via dei Sarti, attribuito ad Antonio da Sangallo
il Vecchio, ospita dal 1982 la Galleria Pittorica Comunale, ordinata da Corrado
Ricci nel 1905 al secondo piano del Palazzo dei Priori. La raccolta conta moltissime
opere d'arte, le più importanti delle quali:
- una tavola raffigurante San
Sebastiano fra i S.S. Nicola e Bartolomeo del fiorentino Neri di Bicci;
-
una grande pala del "Cristo in gloria", commissionata al Ghirlandaio da Lorenzo
de' Medici per la Badia di San Giusto;
- una Madonna col Bambino e Santi
e la tavola dell'Annunciazione di Luca Signorelli;
- la pala raffigurante
la Deposizione dalla Croce del Rosso Fiorentino, l'opera che a buon diritto è
considerata la perla della Pinacoteca.
IL MUSEO D'ARTE SACRA
Il
Museo d'arte Sacra, riaperto dopo lunghi anni di chiusura, nel 1992 ospita opere
d'arte di vario tipo, alcuni dipinti, sculture in legno e fittili, paramenti sacri,
le più importanti delle quali:
- le sculture in marmo, superstiti dei grandi
monumenti trecenteschi della cattedrale;
- l'architrave, databile al X secolo,
della chiesa di S. Lorenzo a Montalbano;
- un fregio marmoreo con rappresentazione
di cherubini, opera di Mino da Fiesole;
- la pala di Ulignano, una Vergine
in trono col Bambino e i Santi Pietro e Paolo, creata da Daniele Ricciarelli nel
1545, considerata opera di capitale importanza;
- la pala Villamagna, opera
del Rosso Fiorentino, che la eseguì nel 1521, il medesimo anno della più celebre
"Deposizione", oggi nella Pinacoteca;
- un Crocifisso in bronzo dorato, opera
del Giambologna;
- un busto reliquiario di S. Ottaviano in argento sbalzato
e rame dorato, opera scampata al saccheggio di Francesco Ferrucci, ed una bellissima
croce d'argento di Antonio del Pollaiolo;
- una cassetta in rame dorato,
ridotta a reliquiario, probabilmente opera di Benvenuto Cellini.