La Storia di Firenze con le sue tradizioni
"Firenze, città artistica per eccellenza"; a Firenze nacquero
personaggi insigni come Dante, Boccaccio e Machiavelli. Firenze
è inoltre stata abbellita dalle opere di Michelangelo, Brunelleschi,
Botticelli, Donatello e Giotto che ne fecero una della capitali
artistiche del mondo.." Chiunque visiti Firenze non rimane mai
deluso e questo grazie ad un eredità culturale ed artistica
quasi unica in Europa e nel mondo, che ha le sue basi nel medioevo
ed il suo massimo splendore nel Rinascimento. Firenze, insieme
a Roma, sono la storia della civiltà italiana. A Firenze, nel
XV° secolo, furono poste le basi per far rifiorire arte e cultura.
Qui, grazie a scrittori come Dante, Petrarca e Machiavelli,
nacque la cultura e la lingua italiana.Lle Case
dei Grandi Artisti Fiorentini, molti artisti hanno soggiornato
a Firenze potete vedere dove hanno abitato gli scrittori , i
poeti, gli scultori, i pittori e molti altri..
Il giglio come simbolo di Firenze fu scelto nella seconda metà
del XII° secolo. In effetti Fiorenza non poteva che essere rappresentata
da un fiore ed i fiori più diffusi in araldica erano la rosa
e, appunto, il giglio. Il
giglio fiorentino del gonfalone era originariamente bianco
su sfondo rosso; fu mutato in rosso su sfondo bianco dai guelfi
nel 1266, come segno di vittoria sui ghibellini. Il nome botanico
del giglio di Firenze è Iris florentina. L'iris non a caso compare
nello stemma della città perché cresce copiosamente nei campi
che la circondano. La mitologia narra che il giglio nacque da
una goccia di latte caduta dal seno di Giunone mentre allattava
il piccolo Ercole. Il significato del giglio è, dunque, quello
della purezza e della castità. L’abbondanza e la bellezza dei
fiori fecero sì che i fiorentini finissero per affezionarsi
all’Iris e per associarlo alla loro vita cittadina; che l’iris
e non il giglio sia l’emblema di Firenze lo attesta anche il
suo nome botanico Iris
Florentina. Rosso in campo bianco o bianco in campo rosso,
secondo il partito politico dominante, esso fu sempre l’unico
valido simbolo della città e nel suo segno Firenze conquistò
la libertà e l’onore.
Proprio a partire dal 1100, Firenze inizia fortemente ad
espandersi, raggiunge la sua autonomia comunale ed inizia quel processo di sviluppo
economico e politico che la porterà nei secoli successivi a diventare una delle
città più importanti del vecchio continente e, a partire dal XV° secolo, uno dei
principali punti di riferimento del sapere nel mondo. Saranno queste trasformazioni,
questi nuovi impulsi, esprimendo il concetto di rinascita e rinnovamento artistico,
che daranno poi vita al Rinascimento; Fiorenza diventerà il fulcro di questo nuovo
movimento culturale.
A quel tempo risalgono anche le prime memorabili partite
del "Calcio in livrea" oggi comunemente detto Calcio Fiorentino o Calcio Storico,
gioco che affonda le sue radici nei tempi remoti; secondo un'antica tradizione
"il gioco del calcio" è nato infatti sulle rive dell'Arno e, soltanto dopo secoli,
è trasmigrato su quella del Tamigi dove, mutato il nome in Foot-Ball, affinate
le regole, ha conseguito quella fama, oggi, universalmente riconosciuta.
"Il
Calcio Fiorentino" non fu altro che uno dei tanti modi di giocare con quel corpo
sferico di varie grandezze, che sappiamo essere stato usato in tutte le parti
del mondo.
Dai Greci, che chiamavano il gioco "Sferomachia", il ludo, passò
ai Romani che, con il nome di "Harpastum" (strappare a forza) lo giocavano sui
terreni sabbiosi applicando precise regole alle quali le due squadre, di uguale
numero di giocatori, dovevano attenersi. Radicatosi nel costume della vita di
tutti i giorni, fu poi sicuramente introdotto anche nella "colonia Florentia",
dove divenne, più tardi, il gioco tipico della città. La competizione aveva carattere
virile ed aspro: zuffe, lotte serrate e continui corpo a corpo per il possesso
della palla tempravano lo spirito e sviluppavano il fisico dei cittadini e soprattutto
dei legionari che abitualmente lo praticavano.
Il Calcio veniva praticato a
Firenze quotidianamente da tutta la gioventù direttamente per le vie e le piazze,
ma con il passare del tempo si caratterizzò nella dualità che vide lo svolgersi
di partite "organizzate", particolarmente sontuose, giocate da nobili cittadini
che indossavano sfarzose "livree" nelle piazze più significative della città.
I giocatori del Calcio in Livrea (calcianti) erano "gentiluomini" dai 18 ai 45
anni, ben prestanti e di buona fama fra i quali alcuni futuri Pontefici.
Il
Calcio veniva giocato, oltre che nel periodo del Carnevale, anche nelle più svariate
ricorrenze o particolari avvenimenti.
La più memorabile partita di Calcio
in Livrea, alla quale si ispira l'attuale rievocazione, venne giocata il 17 febbraio
1530 durante l'assedio di Firenze, che doveva portare alla perdita della libertà
repubblicana.
La si volle giocare un po' per non interrompere l'usanza del
gioco nel periodo di carnevale, un po' come sfida al nemico assediante. Per questa
seconda ragione, anzi, fu scelta piazza Santa Croce essendo più vicina alle truppe
imperiali attestate sulle colline di fronte. Gli squilli di tromba di un gruppo
di musici seduti sul tetto della Chiesa, lanciati a scherno dei nemici che li
potevano vedere e sentire, accompagnavano le varie accanite fasi di gioco. Il
gesto di sfida indispettì i soldati dell'imperatore, che da Giramonte spararono
un colpo d'artiglieria; la palla però passò alta senza fare né danni né vittime,
provocando soltanto squilli e ironici schiamazzi.
Il Calcio in Livrea continuò
a svolgersi senza interruzioni fino al Settecento quando le partite, almeno quelle
"organizzate", caddero in disuso.
L'ultima gara ufficiale si svolse nel gennaio
del 1739 in Piazza Santa Croce: dopo questa il secolare gioco si spense del tutto,
almeno come pubblica manifestazione di spettacolo organizzato.
Nel maggio
1930, quarto centenario dell'assedio di Firenze e della morte di Francesco Ferrucci,
la storica manifestazione riprese con rinnovato vigore ed ogni anno, con finale
in data 24 giugno (festa di S. Giovanni), i 4 antichi quartieri si affrontano
in Piazza Santa Croce accompagnati per le strade del centro dai figuranti del
Corteo della Repubblica Fiorentina partendo dall'antico convento domenicano di
Santa Maria Novella, tra squilli di trombe e rullare di tamburi che intonano la
Marcia al Campo. Il multicolore corteo, composto da 530 "figuranti", con le "livree"
dei calcianti, le cinquecentesche divise dei nobili fiorentini (scelti fra i discendenti
delle famiglie storiche cittadine) e dei fanti, con le armi e le bandiere dell'epoca,
ci riporta come per incanto nell'eccitante, incantata, allegra e festaiola atmosfera
del Rinascimento.