Girando nei Borghi Italiani

Da non perdere

 

Animali Protetti

Progetto Albanella

L’Albanella è un rapace (il maschio di colore grigio cenere con la punta delle ali nere; la femmina castano-brunasta con il sopraccoda bianco) che si distingue facilmente, a prima vista, dagli altri rapaci per il volo durante la caccia.

 

CANIDI SELVATICI - 

CONSERVAZIONE – L’AZIONE DEL WWF

Il WWF e l’IUCN (Unione Mondiale per la Conservazione) hanno svolto e svolgono numerosi progetti di ricerca e conservazione sui canidi selvatici. Le due organizzazioni ritengono che la sopravvivenza di cani selvatici, lupi, sciacalli e volpi non possa prescindere dalla conservazione degli habitat dove queste specie vivono. Inoltre, è essenziale aumentare le conoscenze di questi animali presso le popolazioni umane che vivono nei territori di presenza, e mettere in atto tutti i programmi e gli strumenti per arrivare ad una convivenza pacifica con queste specie.
Il WWF Italia, sin dalla sua istituzione, ha iniziato ad occuparsi del lupo. Le attività di conservazione su questa specie sono partite con l’Operazione San Francesco lanciata nel 1971, a cui è seguita poi la creazione del Gruppo Lupo Italia nel 1974, in collaborazione con il Parco Nazionale d’Abruzzo. Negli ultimi anni il WWF Italia ha svolto attività sul lupo lungo tutto il suo areale di distribuzione e, avvalendosi di finanziamenti europei, ha svolto attività specifiche sulle Alpi Occidentali, dove la specie è tornata di recente (cfr. http://www.grandicarnivorialpi.it). Sulle Alpi, tra le numerose attività svolte, si è cercato di offrire soluzioni concrete al problema della predazione sul bestiame domestico, offrendo agli allevatori cani da guardiania (lanciando l’operazione Adotta un cane, salverai un lupo) e recinzioni elettrificate, strumenti indispensabili per difendere il bestiame dagli attacchi del predatore. Altri progetti degni di nota sono stati svolti nel Parco Nazionale del Pollino e nelle Marche. Il WWF Italia ha inoltre contribuito al progetto del WWF Internazionale nell'area del Bale Mountains, ove vive ancora il rarissimo lupo del Simien.


PROGETTO CAPOVACCAIO
 Il progetto del WWF Toscana per la reintroduzione dell'avvoltoio Capovaccaio 

Una delle aree di liberazione sarà proprio quella che circonda il centro di riproduzione, ossia l'Alta Valle dell'Albegna, che offre un ambiente integro, ricco di greggi e pareti rocciose idonee alla nidificazione del capovaccaio. Due dei vecchi nidi presenti nella valle sono ancora visibili con i loro rami intrecciati e persino con i resti dei pasti dei vecchi inquilini.

 

 

I diritti degli animali domestici

In Svizzera gli animali domestici saranno presto 'tutelati' da una legge fatta su misura per loro. Ad esempio, in caso di divorzio dei padroni, gli animali hanno diritto a trovare un luogo "a loro confacente" dove vivere.


Settecento cani in emergenza

Il canile di Montelibretti sotto accusa: è un focolaio di infezioni. Incerto il destino dei 700 cani ospitati. Iniziati gli interventi della Asl accanto a quelli dei volontari mentre la magistratura ha aperto un’inchiesta.

 

Resoconto anno 2001 

Lista Rossa

Biancone 

Lanario

Albanella minore

Assiolo

Averla capirossa

Falco pecchiaolo

Gufo comune

Martin pescatore 

Picchio verde  

Merlo acquaiolo.

LUPI IN MAREMMA

lettera di Angelo Properzi - Responsabile WWF della provincia di Grosseto

Avrei preferito evitare la polemica, ma le dissertazioni dell’Assessore Capecchi, del Comune di Scansano,(apparse alcuni giorni or sono sulla stampa) meritano alcune 

considerazioni. Capisco che la delega alle politiche venatorie ed ambientali sia probabilmente incongruente, ma propendere solo per una parte, cioè quella venatoria, non rende certo merito all’assessore. Preoccuparsi cioè che il lupo sottragga selvaggina (cinghiali e caprioli) ai cacciatori, mi sembra davvero esagerato. Vorrei ricordare che il lupo, proprio per il ruolo che madre natura gli ha affidato, preda preferenzialmente individui giovani, anziani o comunque debilitati (malattie, parassitosi, artrosi, etc.) svolgendo quindi quella funzione di “selettore” nei confronti delle specie predate, nei confronti delle quali l’impatto della predazione può variare in funzione delle condizioni ambientali e della densità relativa delle prede stesse. Pertanto le interazioni lupo/preda sono svolte, dal quel meraviglioso meccanismo di madre natura, che prevede appunto un impatto tale del lupo al fine di regolare ed equilibrare le popolazioni preda, se ciò non avvenisse, in assenza cioè di predazione, lo sanno anche i sassi, gli ungulati selvatici vengono comunque regolati da fattori densità-dipendenti (competizione per il cibo, epizoosi, etc.) che, una volta raggiunte determinate densità, hanno l’effetto di ridurre l’incremento annuale della popolazione. In queste circostanze la predazione può essere in parte considerata compensatoria, ovvero non additiva alle altre cause di mortalità naturale. Una pubblicazione di ricerca e studio sul lupo da parte dell’INFS, dichiara che la presenza di una popolazione stabile di lupo non impedisce il nuovo inserimento e la crescita di importanti popolazioni di specie autoctone, comprese gli ungulati. Ergo: smettiamo di fare demagogia, il vero problema è che tutto quello che riteniamo ci sia di intralcio, deve essere eliminato, incondizionatamente, senza valutare eventuali risvolti negativi che si ripercuoteranno sull’ambiente (altra sua delega, non lo dimentichi Assessore Capecchi) come troppo spesso siamo stati costretti a riscontrare.

Non voglio fare una difesa oltranza del lupo, i problemi ci sono, ma sono quelli legati ai danni agli allevatori, nei confronti dei quali offro ancora una 

volta la collaborazione dell’Associazione WWF, (la quale non ha mai lanciato lupi, infatti,contrariamente a una falsa credenza a livello locale, in Italia il lupo non è stato mai oggetto di programmi di reintroduzione come ribadisce uno studio del 1998 dell’ INFS) Non dimentichiamo però, che spesso le attività pastorali si trovano impreparate a fronteggiare efficacemente il lupo (es: pascolo brado, assenza di reti ricoveri notturni, assenza di cani, uso di deterrenti passivi ed organolettici). E’ indubbio che il quadro normativo legato ai programmi di indennizzo, debba essere sottoposto ad un processo di continuo affinamento al mutare delle contingenze amministrative, gestionali ed ecologiche. Il significato di questi programmi, deve essere, essenzialmente, quello di uno strumento di conservazione: coadiuvare la protezione legale della specie salvaguardando, allo stesso tempo, gli interessi degli allevatori colpiti. Questo deve valere anche per quanto riguarda i cani randagi o spesso semplicemente incustoditi, che possono produrre ibridazioni tra cane e lupo ed hanno una particolare attitudine a predare il bestiame domestico, cosi che, una proporzione significativa dei danni attribuita al lupo è opera invece di cani rinselvatichiti. La corretta percezione del fenomeno randagismo è un passo fondamentale per ricondurre la discussione gestionale nei suoi termini reali. A tal proposito, la recente attività di controllo, nell’ambito dell’attuazione dell’anagrafe canina, del Corpo Forestale di Santa Fiora sta dimostrando la fondatezza delle nostre tesi, poiché è bastato questo per far calare drasticamente le aggressioni.

Quindi lasciamo perdere i toni da caccia alle streghe che non aiutano certo a risolvere il problema rischiando di sfociare in interventi illegali di persecuzione al lupo. E’ importante invece allentare le tensioni a livello locale, analizzare il problema prima di tutto da una base scientifica, dalla quale attingere il maggior numero di dati ed informazioni possibili per attuare la strategia più opportuna. Forse invitare ai summit anche i rappresentanti del mondo ambientalista, che sono tra l’altro portatori di interessi diffusi, servirebbe a conoscere altri aspetti del problema e ad avvalersi di ulteriori esperienze maturate dal WWF sul lupo.

Angelo Properzi

Responsabile provinciale WWF

 



WWF Grosseto
 
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Autore Fabio Montagnani
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Ultimo aggiornamento il 1 Giugno 2017
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