| Avrei
preferito evitare la polemica, ma le dissertazioni dell’Assessore Capecchi, del
Comune di Scansano,(apparse alcuni giorni or sono sulla stampa) meritano alcune
| considerazioni.
Capisco che la delega alle politiche venatorie ed ambientali sia probabilmente
incongruente, ma propendere solo per una parte, cioè quella venatoria, non rende
certo merito all’assessore. Preoccuparsi cioè che il lupo sottragga selvaggina
(cinghiali e caprioli) ai cacciatori, mi sembra davvero esagerato. Vorrei ricordare
che il lupo, proprio per il ruolo che madre natura gli ha affidato, preda preferenzialmente
individui giovani, anziani o comunque debilitati (malattie, parassitosi, artrosi,
etc.) svolgendo quindi quella funzione di “selettore” nei confronti delle specie
predate, nei confronti delle quali l’impatto della predazione può variare in funzione
delle condizioni ambientali e della densità relativa delle prede stesse. Pertanto
le interazioni lupo/preda sono svolte, dal quel meraviglioso meccanismo di madre
natura, che prevede appunto un impatto tale del lupo al fine di regolare ed equilibrare
le popolazioni preda, se ciò non avvenisse, in assenza cioè di predazione, lo
sanno anche i sassi, gli ungulati selvatici vengono comunque regolati da fattori
densità-dipendenti (competizione per il cibo, epizoosi, etc.) che, una volta raggiunte
determinate densità, hanno l’effetto di ridurre l’incremento annuale della popolazione.
In queste circostanze la predazione può essere in parte considerata compensatoria,
ovvero non additiva alle altre cause di mortalità naturale. Una pubblicazione
di ricerca e studio sul lupo da parte dell’INFS, dichiara che la presenza di una
popolazione stabile di lupo non impedisce il nuovo inserimento e la crescita di
importanti popolazioni di specie autoctone, comprese gli ungulati. Ergo: smettiamo
di fare demagogia, il vero problema è che tutto quello che riteniamo ci sia di
intralcio, deve essere eliminato, incondizionatamente, senza valutare eventuali
risvolti negativi che si ripercuoteranno sull’ambiente (altra sua delega, non
lo dimentichi Assessore Capecchi) come troppo spesso siamo stati costretti a riscontrare.
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Non
voglio fare una difesa oltranza del lupo, i problemi ci sono, ma sono quelli legati
ai danni agli allevatori, nei confronti dei quali offro ancora una
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volta la collaborazione dell’Associazione WWF, (la quale non ha mai lanciato lupi,
infatti,contrariamente a una falsa credenza a livello locale, in Italia il lupo
non è stato mai oggetto di programmi di reintroduzione come ribadisce uno studio
del 1998 dell’ INFS) Non dimentichiamo però, che spesso le attività pastorali
si trovano impreparate a fronteggiare efficacemente il lupo (es: pascolo brado,
assenza di reti ricoveri notturni, assenza di cani, uso di deterrenti passivi
ed organolettici). E’ indubbio che il quadro normativo legato ai programmi di
indennizzo, debba essere sottoposto ad un processo di continuo affinamento al
mutare delle contingenze amministrative, gestionali ed ecologiche. Il significato
di questi programmi, deve essere, essenzialmente, quello di uno strumento di conservazione:
coadiuvare la protezione legale della specie salvaguardando, allo stesso tempo,
gli interessi degli allevatori colpiti. Questo deve valere anche per quanto riguarda
i cani randagi o spesso semplicemente incustoditi, che possono produrre ibridazioni
tra cane e lupo ed hanno una particolare attitudine a predare il bestiame domestico,
cosi che, una proporzione significativa dei danni attribuita al lupo è opera invece
di cani rinselvatichiti. La corretta percezione del fenomeno randagismo è un passo
fondamentale per ricondurre la discussione gestionale nei suoi termini reali.
A tal proposito, la recente attività di controllo, nell’ambito dell’attuazione
dell’anagrafe canina, del Corpo Forestale di Santa Fiora sta dimostrando la fondatezza
delle nostre tesi, poiché è bastato questo per far calare drasticamente le aggressioni. Quindi
lasciamo perdere i toni da caccia alle streghe che non aiutano certo a risolvere
il problema rischiando di sfociare in interventi illegali di persecuzione al lupo.
E’ importante invece allentare le tensioni a livello locale, analizzare il problema
prima di tutto da una base scientifica, dalla quale attingere il maggior numero
di dati ed informazioni possibili per attuare la strategia più opportuna. Forse
invitare ai summit anche i rappresentanti del mondo ambientalista, che sono tra
l’altro portatori di interessi diffusi, servirebbe a conoscere altri aspetti del
problema e ad avvalersi di ulteriori esperienze maturate dal WWF sul lupo.
Angelo Properzi Responsabile
provinciale WWF |