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PARCO NAZIONALE DELLE FORESTE CASENTINESI, MONTE FALTERONA E CAMPIGNA
Immense foreste dai limpidi torrenti e suggestivi monasteri, oasi di tranquillità
Descrizione
Il parco è stato istituito per conservare preziosi valori naturalistici e notevoli testimonianze storiche, ricche di suggestioni e mistico fascino. Il cuore è costituito dal complesso delle Foreste Casentinesi, situato a cavallo del crinale tra il Monte Falterona ed il Passo dei Mandrioli, che comprende le Foreste di Campigna, di Badia Prataglia-La Lama e di Camaldoli.
Un manto boschivo quasi ininterrotto copre buona parte dell'area protetta, soprattutto in Toscana, in un susseguirsi di rilievi e valli percorse da cristallini corsi d'acqua. Il versante toscano comprende una piccola parte del Mugello e l'Alta valle del fiume Arno, il vero e proprio Casentino. L'Arno, il "fiumicel che nasce in Falterona", più volte citato da Dante nella Divina Commedia, ha origine presso la sorgente Capo d'Arno a quota 1.358 m, lungo le pendici meridionali del monte Falterona e già nel parco riceve 
numerosi affluenti quali lo Staggia, il Fiumicello e l'Archiano. In terra di Toscana si trova anche il rilievo più alto dell'area protetta, il Monte Falco, che raggiunge i 1.658 metri di quota.  
Il versante romagnolo non è meno affascinante, a tratti roccioso, calanchivo e meno boscato 
a causa del passato sfruttamento. Nelle sue valli strette e ripide scorrono impetuosi torrenti che danno vita ad incantevoli cascate; la Caduta dell'Acquacheta, che si origina dall'omonimo affluente del Montone, è una delle più affascinanti e conosciute. Il rumore dell'acqua che cade dalla "ripa scoscesa", una gradinata rocciosa alta più di 80 metri, impressionò così tanto Dante che egli lo paragonò al frastuono del fiume infernale Flegetonte. I fiumi principali di questo versante sono il Bidente, Il Rabbi e il Montone. La natura geologica del parco è contraddistinta da rocce sedimentarie ed in particolare da arenarie, argille e marne. Molte fratture, dovute a movimenti tettonici, hanno dato origine a spaccature e grotte come la Grotta di Castel dell'Alpe, la Buca delle Fate, vicino a Badia Prataglia, e la Voragine di Monte Marino.  
La storia delle foreste
La maggior parte dei boschi ha subito sostanziali modifiche a partire dal tardo Medioevo quando, tra il 1300 ed il 1400, molte delle selve che coprivano il territorio furono acquisite dalla Repubblica Fiorentina che ne fece dono all'Opera del Duomo di santa Maria del Fiore. Il legname e soprattutto gli svettanti abeti bianchi di Campigna vennero dapprima usati per la costruzione del Duomo e poi venduti agli arsenali navali di Pisa e Livorno. Le comunità locali per secoli tagliarono, spesso abusivamente, i querceti che si estendevano alle quote più basse per strappare al bosco terreno coltivabile e pascoli.

Nell'800 Leopoldo II di Lorena chiamò in Italia un ispettore forestale austriaco, Karl Simon, per arginare il dissesto idrogeologico provocato dallo sconsiderato sfruttamento delle foreste che determinava alluvioni catastrofiche a valle. Fu questo illustre personaggio, che una volto giunto in Casentino italianizzò il proprio nome in Carlo Siemoni, a risollevare le sorti della foresta e plasmare il paesaggio vegetale. Siemoni fece rimboschire i terreni degradati e denudati, privilegiò la diffusione dell'abete bianco e del castagno, introdusse i tagli di diradamento e numerose conifere esotiche. Opera sua sono le faggete ed abetine che circondano il paese di Badia Prataglia.
All'impegno del Siemoni seguirono però anni di intensi disboscamenti allorquando i Lorena vendettero il complesso forestale alla Società Anonima delle Industrie Forestali. Lo Stato italiano acquistò le antiche proprietà dei Lorena solo nel 1914, circa cinquanta anni dopo aver acquisito, con la soppressione degli ordini monastici, la Foresta di Camaldoli. Gli ultimi devastanti tagli risalgono alle due guerre mondiali ma da allora molteplici interventi hanno contribuito a riqualificare e tutelare le Foreste Casentinesi.  


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Autore Fabio Montagnani
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Ultimo aggiornamento il 1 Giugno 2017
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dal 26 ottobre 2000