- Fra le grandi tradizioni
di Anghiari vi è indubbiamente la teleria. E infatti caratteristica
delle attività anghiaresi riuscire a produrre per un vasto mercato, pur mantenendo
dimensioni contenute in una gestione di tipo familiare. Vi erano riusciti gli
armaioli, i vasai, i trasformatori del guado. Vi sono riusciti i cestai della
pianura, così come gli antiquari o le botteghe di restauro, dal lavoro spesso
apprezzato più nei circuiti metropolitani di quanto non lo sia nella stessa vallata
tiberina.
- Sul
finire del 1700 qualcuno pensò di organizzare la produzione di stoffe e trine
tessendo la lana delle pecore o la canapa coltivata vicino a casa.
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| I
Busatti,
pur essendo originari del Valdarno, si inseriscono subito nella società anghiarese
distinguendosi come commercianti laboriosi. La tradizione tessile dei
Busatti prende il via soprattutto con la figura di Livio che, allinizio
di questo secolo, inizia a distribuire il lavoro a domicilio affidando la produzione
di tessuti al grande numero di telai presente nelle campagne. Egli impianta un
piccolo laboratorio ed una prima rete commerciale che avrebbe portato il nome
Busatti in oltre cinquanta punti vendita nel mondo. Nel dopoguerra i nuovi
tempi costringono gli eredi di Livio a prendere una decisione radicale.
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Lazienda, infatti, non è più sufficientemente
adeguata a fronteggiare il nuovo mercato. Si sceglie quindi la strada del tessuto
di qualità, fondato sulluso esclusivo di fibre naturali come la canapa,
il lino e il cotone, puntando su di un prodotto ricercato attraverso disegni e
colori ripresi dalla tradizione.
Ecco allora le tinte che un tempo caratterizzavano
i panni degli artigiani (verde per gli ortolani, marrone per i calzolai, e via
di seguito), ma anche le tovaglie con i decori ispirati ai festoni in terracotta
di Andrea della Robbia. Gli oggetti duso più comune diventano, a tutti gli
effetti, delle vere opere darte. |