Nel
1337 viene stipulato un trattato con il quale si stabilisce il passaggio di Anghiari
sotto il dominio perugino per 10 anni, i quali trasformarono in Rocca l'antico
monastero di S. Bartolomeo. Nel
1352 Pier Saccone Tarlati protetto dai Visconti si impossessa nuovamente di Anghiari,
che gli viene definitivamente tolto nel 1383 e affidato al figlio Bartolomeo con
atto di accomandigia a Firenze. Il
4 gennaio 1385, il governo della Repubblica fiorentina, sottomesso Arezzo e il
suo contado, costituisce il Vicariato di Anghiari. Inviando il Vicario ad Anghiari,
Firenze vuole "istituzionalizzare" nelle terre della repubblica di nuova
conquista una presenza capace di rappresentare il governo di fronte a qualsiasi
rigurgito od istanza centrifuga, in una regione segnata dalla presenza di castelli,
e feudi fedeli alla stessa Firenze come i Barbolani, o Montedoglio. Il vicario
viene scelto tra i patrizi fiorentini, il primo rappresentante è
Ranieri di Aluigi Peruzzi insediatosi
in Anghiari il 15 gennaio 1386 stipendiato dalla comunità ed alloggiato assieme
al suo cancelliere. Egli esercita la giurisdizione civile e criminale
per sei mesi fino alla fine del '500. Anghiari è un paese di confine, quasi
incuneato tra il Montefeltro, e lo Stato Pontificio, lontano dalla vita così splendida
della sua capitale. Il borgo ed il suo contado fanno comodo strategicamente, ma
sono lontani dal cuore della repubblica, calpestati dagli eserciti nemici, costretti
al pagamento di dure tasse, colpiti da carestie, pestilenze. Va ricordato il flagello
della morte nera, la spaventosa epidemia
di peste nera che colpì alla metà del XIV secolo tutta l'Europa, decimandone gravemente
la popolazione. Anche Anghiari non rimase indenne, e leggendo le Cronache del
Taglieschi, si intende che furono anni terribili, nei quali la superstizione fece
da padrona. L'evento
che ci tramanda ai posteri è la celeberrima Battaglia di Anghiari, avvenuta il
29 giugno 1440, tra le truppe della lega, composta: da Fiorentini, Veneziani e
Pontifici, formatasi per ostacolare la calata dei Visconti. Battaglia che fu un
evento storico, che permise ai Fiorentini di stabilizzare il dominio in Toscana,
e culturale per le vicende legate all'affresco di Leonardo. L'opera fu dipinta
in Palazzo Vecchio, ma, usando Leonardo una tecnica innovativa per il periodo,
l'affresco è andato perduto, creando intorno all'opera un alone di mistero.
Nel
1512 gli Anghiaresi combattono strenuamente prima di arrendersi a Vitellozzo Vitelli
alleato dei fiorentini, che governano oramai anche questa parte di Toscana. Il
malgoverno fiorentino si risente anche in Anghiari, e si formano due fazioni,
pro e contro i Medici. Le lotte tra le due fazione portano all'uccisione di Ileoneo
di ser Paolo Taglieschi, uomo facoltoso e partigiano dei Medici. Risale
al 1517 l'attacco delle truppe di Francesco Maria della Rovere, per la conquista
di Anghiari ma con esito negativo. Con
la creazione del Granducato di Toscana, e per mano del granduca Pietro Leopoldo,
la comunità di Anghiari espande i suoi confini fino "aldilà
del Tevere, comprendendo anche il popolo di Montedoglio" Nel
periodo napoleonico, si legge nei documenti di archivio, che in Anghiari esistevano
tre scuole le quali erano abbastanza frequentate. Il paese è una vera e propria
cittadina bilingue i documenti ufficiali sono redatti sia in francese sia in italiano.
Risalgono a quel periodo le trasformazioni più importanti nell'antica Piazza del
Mercatale, viene abbattuto il Loggiato e creato uno spazio più ampio che ancora
oggi si chiama: parterre. Dopo
le vicende napoleoniche e quelle delle Restaurazione, Anghiari vive attivamente
le vicende risorgimentali. C'è un vivace e combattivo circolo mazziniano
ed un cospicuo numero di garibaldini, che affianca il generale nelle guerre per
l'unità d'Italia. A Garibaldi gli Anghiaresi, primi fra i cittadini italiani,
dedicano a un monumento quindici mesi dopo la sua morte. Con il plebiscito dell'11
e 12 marzo 1860 Anghiari vota la sua adesione alla monarchia dei Savoia.
|