Volterra, m. 545 s.l.m., è adagiata su un contrafforte
collinare, in un paesaggio caratterizzato dall'affioramento delle
argille plioceniche (le biancane), che domina un immenso territorio
delimitato dal massiccio del Montevaso e dai cordoni dei Cornocchi
e delle Colline Metallifere. La posizione privilegiata del colle,
posto alla confluenza della Val di Cecina e della Val d'Era, la
naturale difendibilità del luogo, le caratteristiche ambientali
e le risorse minerarie del territorio, favorirono fin dal periodo
Neolitico i primi insediamenti umani, documentati dai molti reperti
litici rinvenuti nel volterrano. La città conobbe la cultura Villanoviana,
sostituita nel VII sec. a.C. dalla Civiltà Etrusca.
Il periodo etrusco
Gli
Etruschi (o Tyrrenoi, come erano chiamati
dai Greci) nel secolo VII a.C., concludendo il processo d'aggregazione tra i vari
insediamenti del colle volterrano, fondarono alla città di Velathri, che divenne
capo di una delle dodici lucumonie che formarono la nazione etrusca tra VI e IV
secolo a.C.; la sua popolazione, in quel periodo, è stata stimata intorno a 25.000
abitanti. E' di questo periodo la costruzione della grande cinta muraria che cingeva
un abitato che si era esteso intorno all'Acropoli, ubicata sul piano di Castello.
Il perimetro delle mura, di oltre sette chilometri, lascia supporre che insieme
all'abitato vero e proprio, racchiudesse anche terreni a pascolo e coltivati,
capaci di assicurare la necessaria alimentazione in caso di prolungati assedi.
Velathri giunse a controllare un territorio che si estendeva dal fiume Pesa al
mar Tirreno e dall'Arno al bacino del fiume Cornia, dominando
Populonia,
l'
Elba, la
Corsica
e tutta la costa Tirrenica, da
Piombino fino
alle foci del Magra, spingendosi a nord fino a Luni e ad est fino ai domini di
Arezzo e Chiusi. L'influenza di Volterra arrivò,
addirittura, in alcune zone della Sardegna e della Valle Padana. La ricchezza
di Velathri, oltre che su una fiorente economia di tipo agricolo, si fondò su
una notevole attività industriale e mercantile. L'attività industriale si basava,
in particolare, sulle risorse minerarie delle Colline Metallifere e dell'Isola
d'Elba, quella mercantile era favorita dal controllo degli scali di una buona
parte della costa Tirrenica; tra questi Vada (Vada Volaterrae) e Pupluna (l'attuale
Populonia). Si pensa, addirittura, che fossero già sfruttati i soffioni boraciferi
di Larderello. La grande estensione del territorio e la varietà delle risorse
disponibili permisero alla città di resistere meglio delle altre alla pressione
dei Romani; solo verso il 260 a.C., ultima fra le grandi città etrusche, Velathri
entrò a far parte della confederazione italica.
Il periodo romano
Agli
inizi del III sec., lo scontro decisivo del lago Vadimone (283 a. C.) segnò la
definitiva rinuncia dei popoli dell'Etruria alla lotta contro Roma: anche Volterra
sottomessasi ai Romani verso il 260 a.C., entrò a far parte della confederazione
italica,.con il nome di Volaterrae. Da un passo di Tito Livio, relativo agli approvvigionamenti
che l'esercito di Scipione ricevette da alcune città etrusche, nel 205 a.C., durante
la seconda guerra punica, sappiamo che Volterra contribuì con legnami per le navi
e principalmente con frumento: prodotto che presuppone un'attività agricola di
tipo estensivo. Nel 90 a.C. con la Lex Julia de Civitate di Giulio Cesare, Volterra
ottenne la cittadinanza romana, fu iscritta alla tribù Sabatina e divenne un florido
municipio i cui supremi magistrati elettivi si trovano menzionati in varie iscrizioni.
Scoppiata la guerra civile, Volterra seguì le sorti della fazione di Mario e sostenne
per due anni (82 - 80 a.C.) un lungo assedio contro Silla, finché, stremata, dovette
arrendersi; le conseguenze della sconfitta furono gravi, ma non irreparabili.
Sia grazie all'azione moderatrice di Cicerone, sia al grande potere economico
e ai rapporti con personalità di spicco della vita politica romana di alcune delle
maggiori famiglie volterrane, la città riuscì a superare il brutto momento, conseguente
all'assedio e alle rappresaglie dei simpatizzanti di Silla. Una tra le famiglie
più importanti è quella dei Caecinae che, sovente sono in posizioni di prestigio,
come A. Caecinae Severus, consul suffectus, al quale si deve la dedica del
teatro
romano di Vallebona. Con l'ordinamento territoriale di Augusto, Volterra costituì
uno dei municipi della VII regione, l'Etruria. Nel V sec. d.C., alle prime invasioni
barbariche la città, che nel frattempo si era strutturata in forme castrensi,
era già sede vescovile, a capo di una diocesi che ricalcava i confini del municipium
romano e della lucumonia etrusca, e costituiva una delle circoscrizioni ecclesiastiche
più importanti della Tuscia.
Il medioevo
Durante
le invasioni barbariche Volterra fu assoggettata prima dagli Eruli, poi dai Goti,
e successivamente ospitò un presidio bizantino, anche se, sembra, che Volterra
non sia mai stata assalita direttamente da queste invasioni, perché allora inespugnabile.
In epoca longobarda, il cui dominio durò circa due secoli, la città divenne sede
di un gastaldato, ma il suo territorio iniziò a ridursi in maniera consistente,
dovendo rinunciare al controllo di tutte le zone costiere. E' di questo periodo
l'arrivo a Volterra del Vescovo Giusto, poi Santo e patrono della Città, che insieme
a Clemente e Ottaviano, poi Santi anch'essi, si rese benemerito della città. I
quattro mercati concessi dagli imperatori carolingi, in concomitanza con altrettante
feste religiose, rivestono grandissima importanza per la città, essendo mercati
franchi, esenti da gabelle, e denotano l'inizio del risveglio economico, di cui
appare qualche barlume nel IX secolo, che porta Volterra ad essere polo di interessi
religiosi, sociali ed economici per tutta la zona. Dopo l'anno 1000, l'aumento
della popolazione per la fine delle invasioni barbariche e dei conflitti fra Berengario
1°, re d'Italia e Alberto, marchese di Toscana, durante i quali la città fu quasi
interamente devastata, favorì la riedificazione che realizzò nelle immediate vicinanze
dell'antica Acropoli, il nucleo costitutivo dell'attuale impianto urbano. Nella
stessa epoca, per effetto della decisiva frattura fra i signori feudali, padroni
delle campagne, ed il Vescovo che, giovandosi dei privilegi concessi dagli Imperatori,
esercitava il suo potere in città, si registra il progressivo distacco tra la
città e la campagna. Verso la metà del XII secolo, durante il conflitto fra questi
due poteri, si delinea un evento politico che si dimostrò di fondamentale importanza
per la storia d'Italia: la nascita del libero Comune. Dopo lunghe lotte col Vescovo,
nel 1193 Volterra nomina il suo primo Podestà. E' in questo periodo che inizia
a configurarsi il borgo che noi conosciamo. La prima iniziativa importante è la
costruzione della nuova cinta muraria, che va a sostituire quella etrusca, troppo
vasta rispetto all'abitato che si andava configurando, alquanto ridotto rispetto
a quello etrusco. Contemporanea dei lavori alle mura è la costruzione del palazzo
del Popolo, poi
Palazzo dei Priori,
iniziato nel 1208 da maestro Riccardo, terminato nel 1257 sotto il Podestà Bonaccorso
Adimari, e la sistemazione della
Piazza
dei Priori, l'ex "pratus episcopatus". Del medesimo periodo sono la costruzione
del
Duomo e del
Battistero.
Il Rinascimento
Alla
fine del XIII secolo, i conflitti fra Guelfi e Ghibellini si conclusero con la
vittoria dei Guelfi che instaurarono una Signoria con Ottaviano Belforti. Il governo
della famiglia Belforti fini tragicamente nel 1361, con la decapitazione di uno
dei suoi membri, accusato di aver venduto la città a Pisa. Questo evento, però,
costituì in più grosso disastro per Volterra, perché i fiorentini, venuti da amici
per liberare la città dalla tirannide, pretesero il controllo della Rocca, imposero
i propri uomini e fecero sì che la repubblica volterrana, nonostante la formale
indipendenza diventasse suddita di Firenze. Vari tentativi di rivolta furono repressi
nel sangue, fino a quando si giunse al sacco di Volterra, nel 1472 ad opera delle
milizie del Duca di Montefeltro. Integrata nello stato fiorentino, la città fu
sottoposta ad un duro trattamento che provocò l'emigrazione di molte tra le famiglie
più facoltose. Nel XV secolo si ha la costruzione del
Convento
di San Girolamo, con la probabile presenza di Michelozzo e la ristrutturazione
dell'attuale
Palazzo Vescovile, da parte
di Antonio da San Gallo, ma il segno più concreto del dominio di Firenze è la
costruzione della
Fortezza del "Mastio",
voluta da Lorenzo il Magnifico per controllare i volterrani e Siena. Alla metà
del XVI secolo Volterra contava appena 2000 abitanti, meno di un decimo rispetto
al periodo etrusco, e verso la fine del secolo si segnala un'ulteriore diminuzione
degli abitanti, in particolare delle famiglie nobili, che si spostano nelle loro
ville in campagna. Nel 1530 Volterra si ribella ancora ai fiorentini, ma è nuovamente
conquistata e saccheggiata da Francesco Ferrucci, che poi dovrà subire a sua volta
un assedio nella città; da questo momento Volterra inizia il suo inesorabile declino
che si protrae fino a tutto il XVIII secolo. Volterra diventa un centro agricolo
e sopravvive a se stessa fino a quando, alla fine del 1700, Marcello Inghirami
riporta all'antico splendore la lavorazione dell'alabastro, che in un primo tempo
si evidenzia solo come fatto artistico, solo in seguito assumerà anche un aspetto
commerciale. Sotto quest'aspetto l'avvento di maggior peso sarà la costruzione
dell'Ospedale Psichiatrico (1888) che, insieme all'Istituto Carcerario, segnerà
una svolta nell'economia della città. Il 13 marzo 1860, con 2315 voti favorevoli,
78 contrari e 44 dispersi, Volterra vota la sua annessione all'Italia unita. Oggi,
dopo l'emigrazione avvenuta dopo la seconda Guerra Mondiale, la popolazione residente
è ulteriormente diminuita, passando da 17.840 unità del 1951 a 13.800 del 1991.
L'economia della città si basa sull'attività di piccole aziende dedite alla lavorazione
dell'alabastro, sull'estrazione del salgemma (a Saline di Volterra) e su qualche
industria metalmeccanica e chimica. Solo recentemente Volterra ha scoperto la
sua vocazione "turistica" e si è ben attrezzata per svolgere, al meglio, questa
nuova attività.