Il percorso si svolge quasi interamente nella macchia mediterranea,
aprendosi raramente in punti panoramici di notevole bellezza.
Partendo dalla località Pratini (luogo di sosta per l'autobus
del Parco), si costeggia un oliveto abbandonato ai margini di
una folta macchia mediterranea, da qui si procede immettendosi
in un sentiero all'interno di una zona di macchia alta. Percorso
un breve tratto in salita si giunge ad una piccola radura nel
bosco che mostra un terreno particolarmente scuro, con tracce
di combustione: è una delle numerose carbonaie, presenti all'interno
del Parco ed in molte altre zone della Maremma, un tempo adibite
alla produzione di carbone.
Alla fine della salita è possibile godere di una splendida vista
sull'oliveto appena attraversato, sulle torri d'avvistamento (in
basso a sinistra la torre di Collelungo, a destra la torre di
Castel Marino; It. A2) oltre che sulla pineta ed il tratto di
costa prospiciente.
|
In breve tempo raggiungiamo la parte pianeggiante del sentiero,
che ci porterà verso un belvedere più ampio e panoramico del precedente
e, dopo un'altra piccola salita, fino ad una piccola radura situata
sulla sommità di Poggio Lecci (417 m s.l.m.), il rilievo più alto
del Parco. La zona a prato è ricca di piantine di timo e di elicriso,
di cui si avverte, in tutte le stagioni, il tipico, penetrante
profumo. Dalla parte più orientale della radura, è possibile scorgere
Cala di Forno (It. A4) e gran parte della zona sud del Parco.
Da qui, in pochi minuti, raggiungiamo l'Abbazia di S. Maria Alborense,
meglio conosciuta come S. Rabano. Si consiglia di fermarsi in
questo punto per eventuali soste pranzo, approfittando della presenza
di raccoglitori per carte e rifiuti.
|
L'Abbazia, risalente al secolo XI°, è di notevole interesse e
merita una visita. Alcuni alberi plurisecolari (lecci e roverelle)
sovrastano maestosi la cinta muraria del complesso, abbarbicati
con le loro radici alle antiche pietre. Il sentiero per il ritorno,
che inizia proprio di fronte alla chiesa, si svolge completamente
in discesa. In breve, si giunge in località "Tre fonti", dove
si trovano i ruderi in pietra che racchiudevano antiche sorgenti
d'acqua (le uniche della zona), oggi asciutte.
Il tratto finale del sentiero attraversa aree sempre più aride,
caratterizzate da una vegetazione folta ed intricata, fino a scoprire,
in alcuni tratti, zone a gariga (vegetazione mediterranea tipica
dei versanti maggiormente esposti al sole). Infine si arriva all'oliveto
di Collelungo, abbandonato da anni e adibito a zona di pascolo
per i bovini maremmani. Da qui il sentiero prosegue lungo la strada
asfaltata che conduce di nuovo in località Pratini.