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allarme padule di scarlino


allarme padule di scarlino

15/04/02 0.30.39

-C'è sempre un atmosfera magica quando si varca il confine tra mondo "civile" e si entra nel padule, come si dice dalle nostre parti. Si ha la netta senzazione di tornare ai tempi delle grandi cacciate agli uccelli nelle terre malsane della Maremma, quando ad aggirarsi per i canneti erano pochi cacciatori o pescatori che lo facevano solo per il loro misero sostentamento e non per divertimento come purtroppo avviene oggi. Amo camminare nel padule, anche da solo, in silenzio assoluto. Si ha l'illusione di ritrovarsi in un racconto di Renato Fucini o di Cassola, oppure di riascoltare le storie dei vecchi, dei nostri nonni o bisnonni.E fino a che non si alzano gli occhi e si vedono le maledette ciminiere l'illusione persiste. A volte anche il fischio di un uccello o lo stormire del vento tra le canne aiuta ad accentuare il desiderio di ritornare a quei tempi, forse più problematici ma certo più "puliti".Sono rimaste poche paludi nella nostra Maremma, cominciò a combatterle Canapone e la sua battaglia l'hanno completata quelli che hanno visto negli anni 60 queste aree spopolate come ghiotta occasione per scaricare rifiuti, scorie minerarie e chimiche di ogni genere. Come è avvenuto nel padule di Scarlino ad opera delle grandi industrie chimico minerarie che ancora esistono ma che almeno stanno cercando di limitare adesso il loro peso ambientale, anche se a volte non con molto successo.Continuano comunque a resistere la Diaccia, alcuni lembi della Trappola, dell'Uccellina. Basta. La storia delle paludi e degli animali e uomini che vivevano in esse sta diventando , è già, storia. Gli uomini hanno cercato di correre al riparo, stipulare convenzioni, elenchi, leggi che potessero salvare qualcosa. Ma il proverbio più ricorrente in Italia è il noto " fatta la legge trovato l'inganno". E allora oggi, che stiamo riuscendo a contenere l'attacco delle grandi industrie agli ambienti palustri, non riusciamo ad essere efficaci contro le lobbies del cemento. La parola d'ordine è diventata turismo, turismo,turismo. Ad ogni costo, in ogni luogo, vicino al nostro bellissimo mare. Benissimo, meglio un turismo intelligente, sostenibile che le acque colorate e maleodoranti di qualche stabilimento. Però dovremmo essere coerenti con quelli che abbiamo scritto nelle leggi:non si può costruire, non si deve, nelle aree umide, soggette a vincolo idrogeologico come il padule di Scarlino. Invece si può fare, perchè " gli impedimenti e dirimenti" di Manzoniana memoria lo consentono. E noi, no scusate, LORO, stanno distruggendo gli ultimi lembi di Maremma magari per poter fare un bungalow per qualche imbecille che possa ammirare i bei tramonti da un posto dove magari fino all'anno prima nidificavano gli uccelli, gracidavano le rane, si nascondevano le volpi o le istrici. Fino poi certamente maledire le acque quando un bel giorno pioverà un poco di più e la natura si riprenderà quello che le è stato tolto, perchè quelle aree sono fortemente soggette ad inondazione, ma siccome ora sono 7 anni che non succede, allora si può costruire un villaggio turistico sicuramente, tanto gli stronzi degli ambientalisti sono capaci solo a rumoreggiare, scrivere,protestare ma poi tutto finisce e gli amministratori lungimiranti che pensano al bene di pochi avranno "sicuramente ragione". Ma vogliamo mettere? una bella schiera di villette a 10 metri da un padule? e dove trovare un posto più chic, dirà il dirigente di qualche industria del nord o l' avvocato del foro di Roma. E noi potremo dire un altro requiem per un padule e per quello che ci viveva. Ma avremo comunque i racconti e se li cerchiamo bene anche qualche documentario. MARCO STEFANINI FOLLONICA

 



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Autore Fabio Montagnani
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Ultimo aggiornamento il 1 Giugno 2017
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