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L’antico
lago Prile, già conteso in epoca etrusca tra le città di Roselle e Vetulonia,
era una vasta laguna separata dal mare da un tombolo lungo diversi chilometri.
Col progressivo chiudersi del tombolo la laguna divenne una palude di acqua dolce
(sia per il deposito dei fanghi e detriti trasportati dal fiume Bruna, sia per
la mancanza di lavori di mantenimento) di notevole estensione, ricca in canneti.
Questi permettevano, fino a pochissimi anni fa, la presenza di numerose coppie
di Tarabuso. Il padule della Diaccia-Botrona, residuo di quell’antico lago,
localizzato nei pressi di Castiglione della Pescaia, a nord di Grosseto, ha purtroppo
visto negli ultimi anni la propria rapida trasformazione in laguna salata (e con
questa la quasi totale scomparsa del Tarabuso come nidificante, così come dell’Airone
rosso), a causa dell’immissione di acque reflue di origine marina da parte di
un impianto per l’allevamento del pesce. |
Il padule della Diaccia-Botrona, che ha una estensione di circa 1300 ettari, è
ora caratterizzato da ampi tratti di acqua libera e da estesi salicornieti, soprattutto
nella parte più meridionale, che ha carattere salmastro ed alino, ma nelle zone
dove vi è un maggior afflusso di acque dolci (soprattutto nella parte nord del
padule dove scorrono il fiume Bruna ed un canale ad esso parallelo, il Molla)
lembi abbastanza consistenti di canneto ancora resistono. Il confine nord del
padule è costituito dall’argine che costeggia la strada provinciale che congiunge
Grosseto e Castiglione della Pescaia, ad ovest e a sud l’estesa pineta di Castiglione
della Pescaia, ad est estesi campi coltivati. Tre
sono i percorsi che consentono la visita del padule: il primo parte da Casa Ximenes
(o Casa Rossa), un vecchio edificio a tre grandi arcate munito di cateratte costruito
dall'Ing. Ximenes fra il 1766 e il 1768, durante i lavori di bonifica della zona
voluti dal Granduca Pietro Leopoldo per regolare il deflusso delle acque della
palude ed impedire il riflusso dell'acqua marina; gli altri due partono dalle
zona di Badiola, lungo il confine nord del padule. |
Durante il percorso
prestate attenzione ai gabbiani sul Bruna, fra i quali spesso si possono osservare
gli Zafferani. Arrivati a Casa Ximenes ci si può fermare sopra il ponticello
attiguo ad essa e da lì controllare con il cannocchiale la parte occidentale e
meridionale del padule, quindi si può proseguire a piedi seguendo il facile sentiero
che dal ponticello raggiunge la macchia di pini domestici e quindi muoversi in
direzione est verso l’impianto di allevamento del pesce. Nella limitrofa pineta
Le Marze vi è una importante garzaia, con Garzette soprattutto (fino a un massimo
di 138 coppie) ed Aironi cenerini. Nella prima parte del percorso, le acque basse
della palude consentono la presenza di numerosi limicoli, mentre nella fascia
di confine con il bosco di pino domestico nel periodo estivo si può osservare
la Ghiandaia marina e, molto più difficilmente, il Cuculo dal ciuffo.
Nel cielo è facile osservare il Biancone, alla ricerca di bisce. Sicuramente,
però, il percorso più interessante è quello che segue l’argine meridionale del
canale Molla, che scorre quasi parallelo al Bruna (il canale Molla divide la Botrona,
compresa fra il fiume Bruna e il canale stesso, dalla Diaccia). Per arrivare all’inizio
del percorso occorre proseguire da Castiglione verso Grosseto, seguendo l’argine
nord del Bruna, fino ad arrivare, dopo circa 6 km, al ponticello che sulla destra
permette di superare il Bruna (in corrispondenza di un bar-ristorante sulla sinistra).
Si supera questo ponticello, si prosegue lungo la sterrata fino a superare con
un secondo ponticello il canale Molla e quindi si parcheggia. Si risale a piedi
verso destra il sentiero che costeggia il canale fino ad affacciarsi sul padule.
Tutto l’argine può essere percorso, teoricamente, fino a casa Ximenes. Guardando
a sinistra vi è l’area più estesa, salmastra, a destra invece canneti, zone allagate,
incolti e coltivi. Il Fenicottero è ormai una presenza costante della palude,
con centinaia di individui che si concentrano nella parte centrale della Diaccia
e può essere osservato per tutto l’anno. Come già detto, le specie più tipicamente
legate ad ambienti d’acqua dolce come Tarabuso, Tarabusino e Airone
rosso sono ormai scomparsi come nidificanti, ma gli ultimi due sono osservabili
durante i passi ed il primo ha una consistente popolazione svernante nel padule
e può essere facilmente avvistato.
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Volo
di Spatole sulla Diaccia-Botrona |
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Resistono
ancora (e sono abbastanza comuni) i passeriformi di canneto come la Cannaiola
ed il Cannareccione e, seguendo l’argine, è facile incontrare anche il
Forapaglie castagnolo. Ancora comune è il Falco di palude e da qualche
anno ha cominciato a nidificare il Cavaliere d’Italia. Naturalmente, la
Diaccia-Botrona è importante soprattutto per l’avifauna svernante: alcune centinaia
di Oche selvatiche sono ormai regolari ogni inverno, le anatre di superficie
sono veramente abbondanti, soprattutto Fischione, e poi Alzavola,
Germano reale e Mestolone. La Volpoca è anch’essa presente
in numero cospicuo. Molto spesso è presente anche il Fistione turco, anche
se in pochissimi esemplari. Importante è la presenza dell’Airone bianco maggiore
normalmente presente in diverse decine di esemplari, dell’Airone guardabuoi
e della Spatola, anche se quest’ultima non è mai così comune come nella
vicina laguna di Orbetello. Qualche Gru sverna ormai regolarmente, allontanandosi
solo per la ricerca del cibo. Lo Smeriglio lo si osserva spesso d’inverno
sorvolare a gran velocità e a bassa quota i campi e le acque della zona. La
Diaccia-Botrona ospita poi uno dei più importanti roost italiani conosciuti di
Albanella reale (fino a un massimo di 85 ind.). Queste (e i Falchi di palude)
possono essere osservate all’imbrunire dirigersi verso i canneti compresi fra
il canale Molla e il fiume Bruna. Di recente, però, forse per via di un incendio
che ha bruciato i canneti, le albanelle sono state viste dirigersi in una zona
limitrofa all’Isola Clodia, il piccolo promontorio che, nei pressi della Badiola,
sovrasta la palude. Molte specie di limicoli svernano alla Diaccia-Botrona, soprattutto
Chiurli, Pettegole e Pavoncelle, sebbene, come ovvio, i numeri
più importanti si riscontrano durante i periodi di passo. Combattenti e
Pittime reali, Piovanelli, Piovanelli pancianera, Piovanelli
maggiori, Gambecchi e il più raro Gambecchio nano, Totani
mori, Pantane, Piro piro boscherecci e Albastrelli, Pivieresse
e Corrieri grossi sono tutti più o meno facilmente osservabili in primavera
o autunno. Di passo, sebbene più rare, le Pernici di mare e fra i rapaci,
in maggio, i Falchi cuculi. Tra i passeriformi, d’inverno è molto comune
il Migliarino di palude, assieme a Pispole e a Spioncelli.
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